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Legambiente, firme per dire no al prelievo dai rii. I Comitati:
urgente il by-pass per rinaturalizzare il Lago di Cavazzo
No alla rapina dell'acqua
La Vita Cattolica - Mercoledì 13 Gennaio 2016
Stop alla rapina dell'acqua della montagna friulana. Lo chiedono a gran voce da una parte Legambiente Fvg - che ha lanciato sul web una petizione per impedire il prelievo idroelettrico dei piccoli corsi d'acqua montani - e dall'altra i Comitati che si battono per la rinaturalizzazione del Lago di Cavazzo - promotori di un incontro ad Alesso, sabato 9 gennaio, per fare il punto della situazione -, sul quale incombe lo scarico della centrale idroelettrica di Somplago.
La raccolta di firme - nel giro di qualche giorno ha superato le mille sottoscrizioni -, con destinazione presidente della Regione, Debora Serracchiani, assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito e presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, è accompagnata dalla richiesta «di ripristinare immediatamente la norma abrogata» da un emendamento (presentato da quattro esponenti della maggioranza di Pd, Cittadini e Sel) che tutela i piccoli bacini imbriferi (sotto i 10 chilometri quadrati di superficie), dal rilascio di nuove concessioni a produttori idroelettrici. La regola per impedire «la devastazione totale dell'ambiente fluviale e idrico» era stata approvata ad aprile 2015 dal Consiglio regionale. «Tale piccola norma - riporta la petizione di Legambiente -, tuttavia, vide la reazione stizzita dei produttori idroelettrici che chiesero alla presidente Serracchiani, con toni duri e ricattatori (perdita di posti di lavoro, di entrate tributarie e fiscali per la Regione, ecc.), la sua abrogazione». Così ora, denuncia il sodalizio ambientalista, «si potranno costruire impianti e si potrà ricominciare a prelevare acqua anche nei piccolissimi bacini» (divieto assoluto invece, ormai da anni, nelle Province di Trento e Bolzano), senza tener conto dei danni ambientali ai rii montani, oltre al fatto che il vantaggio energetico «sarebbe irrisorio» («Solo l'1,99% della potenza idroelettrica è oggi prodotta in regione da piccoli impianti»).
Il tema centrali idroelettriche è stato anche al centro del dibattito ospitato ad Alesso, nel corso del quale, per voce di Franceschino Barazzutti del Comitato tutela acque del bacino imbrifero montano del Tagliamento, è stato messo in evidenza come a fine 2015 ci sia stato «il passamano delle centrali del Friuli tra varie società foreste». Risultato? «La gran parte degli utili finiscono nei bilanci della francese Edison», ha denunciato la parlamentare Si-Sel e vice presidente della commissione Ambiente alla Camera, Serena Pellegrino, presente all'incontro. E allora, si è chiesto Barazzutti a nome dei Comitati, «perché la Regione non fa valere la propria autonomia e invece di lasciare che altri spadroneggino con le nostre risorse non pensa a costituire una società idroelettrica propria, a capitale interamente pubblico?». E perché «l'Amministrazione regionale, nel passaggio di mani di 23 centrali friulane, operazione da 190 milioni di euro, non ha pensato di seguire da vicino, con un ruolo da protagonista e non da spettatrice, queste trattative che hanno visto in campo la Società Elettrica Altoatesina, controllata dalla Provincia autonoma di Bolzano, Edipower Spa controllata dalla potente A2A dietro alla quale c'è il Comune di Milano e quello di Brescia, e Edison Spa, controllata dalla francese Edf?».
Fin qui, ha evidenziato Barazzutti le note dolenti. Di positivo, ha affermato, c'è il lavoro - «Anche se va un po' a rilento», è stato il suo commento - avviato tra l'Assessorato regionale all'Ambiente, i Comuni di Trasaghis, Bordano e Cavazzo Carnico d'intesa con i Comitati di difesa e valorizzazione del lago, l'Istituto di Scienze Marine di Bologna (Ismar) e l'Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste, con la partecipazione di ricercatori sloveni, per mettere nero su bianco un progetto di ricerche sul lago friulano e su uno della Slovenia da presentare all'Unione Europea nell'ambito di un programma di cooperazione transfrontaliera Interreg.
Operazione che - se finanziata - permetterà di proseguire gli studi sulle acque del Lago di Cavazzo, avviata dai ricercatori dell'Ismar di Bologna (del Consiglio nazionale delle ricerche), ma anche di indire un concorso internazionale di idee per capire come si può riportare quello che è lo specchio d'acqua naturale più grande della regione alla situazione pre-centrale idroelettrica, valutando anche la fattibilità tecnico-economica di realizzare un canale di by-pass che convogli direttamente le acque della centrale di Somplago all'emissario del lago di Cavazzo (nella foto di Valter Pillinini, il Lago di Cavazzo e la centrale idroelettrica di Somplago).
Monika Pascolo
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