Avasinis, la strage di innocenti a Liberazione avvenuta
(r.c. dal Messaggero Veneto del 29 aprile 2015)
Sono trascorsi settant’anni dall’eccidio di Avasinis – era il 2 maggio del 1945 – quando ormai gran parte del Friuli era liberato: un tragico “colpo di coda” che provocò 51 vittime innocenti, delle quali molte donne, vecchi e bambini. Per comprendere la dinamica di quei fatti è stato pubblicato il diario che don Francesco Zossi, allora parroco di Avasinis, lasciò a futura memoria. La pubblicazione, a cura dell’amministrazione comunale di Trasaghis, con materiale integrativo costituito da interviste ai testimoni diretti, ha suscitato notevole interesse. Diciotto anni dopo, anche la seconda edizione è andata esaurendosi, mentre non è diminuito l’interesse: svariati i testi sulla seconda guerra mondiale in Friuli che hanno attinto da quella pubblicazione o che, quanto meno l’hanno citata in bibliografia e numerose le richieste che sono arrivate e continuano ad arrivare al Comune per potere ottenere una copia per le ricerche o la consultazione. Ecco perché l’amministrazione comunale, d’intesa con la sezione Anpi Val del Lago, ha ritenuto necessario provvedere a una terza edizione che esce in concomitanza con il settantesimo anniversario dei fatti di Avasinis e della conclusione della guerra. L’appuntamento è per domani, giovedí, alle 20.30, nella chiesa di Avasinis. È dunque riproposta la trascrizione integrale del diario di don Zossi assieme alla sezione “Un microfono sulla strage” con le testimonianze dirette, raccolte negli anni ’80 e ’90, che assumono oggi un valore ancora maggiore, dal momento che quelle persone, in gran parte, ci hanno ormai lasciato. In aggiunta, questa terza edizione porta una importante integrazione, dal momento che Pieri Stefanutti (curatore delle diverse edizioni) ha redatto una sintesi delle principali ricerche storiografiche effettuate per la definizione delle vicende di Avasinis e un aggiornamento di quelle che sono state le indagini, i contributi, le scoperte successive all’uscita del libro, in modo particolare rivolte alla definizione del contesto e alla individuazione dei reparti effettivamente coinvolti. Si tratta, come sottolinea il sindaco Augusto Picco nell’introduzione, «di un contributo alla memoria, nel ricordo delle vittime, con la costante ricerca di un impegno per la costruzione di un presente di pace». Il programma della serata prevede il saluto di Augusto Picco, sindaco di Trasaghis e l’intervento di Pieri Stefanutti, curatore della pubblicazione, con una relazione su: “Il caso Avasinis: le tappe di un lungo percorso di ricerca”. Seguirà una riflessione di monsignor Pietro Brollo, arcivescovo emerito di Udine legata in particolare alla figura di don Zossi. Le conclusioni saranno infine tratte dal prof. Andrea Zannini, docente di Storia moderna all’università di Udine.
(diffuso in rete da http://aldorossi.altervista.org/)
Un altra strage ,'finita' per l'Italia, nel famoso "Armadio della vergogna"..
RispondiEliminaEmi, nemmeno ci è arrivata in quel armadio, nessuno sa, tutto messo a tacere, troppi "partigiani" da proteggere.
RispondiEliminaDopo 70 anni ancora non si ha il coraggio di dire quello che già tutti sanno da sempre.
Il 25 aprile ogni anno sento parlare di resistenza, giustizia, liberazione, ma quale giustizia puo esserci se non si ha il coraggio, nemeno gli "storici", di raccontare quello che veramente e sucesso quel 2 maggio del 45.
Una cosa pero la si potrebbe fare, un atto di pietà, riesumare tutti quei poveri infoibati che aspettano da tutti questi anni sopra Avasinis..
Memore....
Avendo curato la pubblicazione del diario di don Zossi nel quale oltre al documento vengono riportate le testimonianze di una trentina di persone che quei fatti li hanno vissuti, oltre a svariate indicazioni bibliografiche relative a quel che è uscito sull'argomento, invito "Memore" a rendere pubblici altri elementi a sua conoscenza capaci di fornire nuovi elementi alla ricerca. Analogamente, se sa di resti di persone uccise ancora esistenti sulle montagne sopra Avasinis, informi di ciò i carabinieri, un ufficiale sanitario o almeno un sacerdote: a me risulta che i corpi degli uccisi - a vario titolo - in montagna durante la guerra sono stati già recuperati tra il 1948 ed il 1950.
RispondiEliminaPieri, con il magnifico lavoro di trascrizione delle testimonianze che hai fatto, mi pare strano che certi aspetti non vengano nemmeno sfiorati, se non indagati.
RispondiEliminaCome mai nessuno ha, a suo tempo, chiesto ai partigiani che operavano in quel periodo nella zona che va da Mont di Prat a Malga Amula quello che veramente è sucesso? Molti di quei partigiani erano nostri paesani, di Bordano, Interneppo, Alesso, Avasinis.
Molti di questi partigiani a fine guerra scelsero di emigrare definitivamente in paesi lontani per non fare piu ritorno nella valle.
Alcuni partigiani di Avasinis riuscirono ad avertire qualche familiare di fuggire in montagna proprio prima dell'arrivo dei Tedeschi.
Forse le scritte che periodicamente apparivano sui muri fino agli anni settanta avevano un senso.
Nessuno mette in dubbio la validità della resistenza partigiana in quei terribili mesi di occupazione del'Italia, ma, nei nostri paesi, nella nostra zona furono sicuramente maggiori le uccisioni di civili da parte dei partigiani che non dalle forze occupanti Tedesco-Cosacche.
Sarebbe ora di fare chiarezza e non aver paura di puntare il dito se è giusto farlo, per rispetto di chi si è trovato in mezzo anche suo malgrado ed è stato ucciso da una raffica di mitra senza nemmeno avere la possibilità di giustificarsi o difendersi.
La vox populi è spesso vox Dei....
Memore..
Rispondo senza polemiche all'anonimo "Questa strage è veramente finita nel famoso Armadio della vergogna ,come testimonia il libro omonima ,con relativi nomi ,cognomi e reparto di appartenenza... Qualche anno fa ho consultato questo libro ,che parla appunto di stragi " documentate e richiuse" nel famoso armadio messo alla rovescia ,cioè con la porta contro la parete ..Era stato messo così "per il bene dell'Europa occidentale ".Naturalmente ,come ho già detto, questa non è una polemica, anzi un invito a consultare quel libro Mandi
RispondiEliminaScusate se mi permetto ,il libro si intitola "L'armadio della vergogna" scritto da Giustolisi Franco edito da Nutrimenti.. Di nuovo mandi
RispondiEliminaa Emi: Giustolisi era venuto anche a Trasaghis a presentare il suo libro e aveva detto chiaramente che non esistevano fascicoli aperti o tantomeno occultati su avasinis. inchieste sono state aperte dalla magistratura tedesca e dalla magistratura militare italiana dopo la segnalazione del comune di Trasaghis. entrambe le inchieste sono state però archiviate.
RispondiEliminaA Memore: i casi, ovviamente dolorosi, di uccisioni di fascisti e di civili sono sufficientemente documentati, anche nelle note al diario di don zossi si può trovare un elenco. Chi parla di centinaia di uccisi dovrebbe fornire nomi e cognomi...
Anche i grandi esperti del 1984 avevano detto chiaramente che si trattava
Eliminadi autentiche opere le sculture di Modigliani ripescate nel fossato. Poi si sa come finì. Ogniuno la vede e la espone a suo comodo. La vita insegna, ma probabilmente, mai abbastanza. osselA
Vedi Pieri, il fatto che tu abbia ritenuto estrapolare solo una parte del mio commento da dice lunga. Lasciamo perdere allora i civili misteriosamente giustiziati dai partigiani, rimaniamo sul concreto del eccidio di Avasinis, leggendo il libro da te curato mi soffermo su alcune testimonianze, pag 73:
EliminaLA SPARATOIA SOPRA IL CIMITERO....
leggendo tutte quelle testimonianze si capisce chiaramente perchè, come e per causa di chi è iniziato tutto, allora, perchè continuiamo a dire "inspiegabile motivo".
Tutto è iniziato con l'attacco dei partigiani verso il montisiel, dove se ne stavano (per ora tranquilli) i tedeschi, Li da spisulota a Vasinas i partigjans a vevin una mitraia da 10mm e cun chee a an tacaat a sbaraa intor dai todescs, commento 32.
Non riporto il commento subito prima perchè è terribile, la "Gjovaneta" lo aveva pure preanunciato cosa sarebbe sucesso se andavano a stuzzicare i tedeschi, e cosi e stato..
Basta falsita, se vuoi fare lo storico devi avere il coraggio di dire la verità, i partigiani hanno sbagliato, agito in modo avventato e innutile in questo momento della guerra, è stato un attacco innutile allo scopo bellico, ha solo innescato un odio che è finito in tragedia.
Questo è scritto nel tuo libro, la verità bisogno avere il coraggio di dirla, non nasconderla a fine libro solo per il dovere di cronaca..
Se lo merita la gente di Avasini.
Memore
Sig. "Memore", lei ha evidentemente già la sua verità in tasca e non ha bisogno di ulteriori conferme. Io ho riportato sul libro la testimonianza di 34 persone, lasciando che ognuno esponesse quello che sapeva o quello in cui credeva (e non mi risulta che altri abbiano fatto un lavoro analogo). Sono più di trent'anni, ormai, che raccolgo testimonianze e materiali sul "caso Avasinis" e, nonostante questo, non ho le sue certezze. Se legge anche l'introduzione nella nuova edizione, vedrà che comunque, oltre al "Montisel" vi sono parecchie altre ipotesi sulla 'causa scatenante': "Un primo filone di ricerca, ampiamente sostenuto dalla "vox populi", porta a individuare la strage come una reazione, forse istintiva, a un attacco partigiano. C’è infatti chi dice le SS siano arrivate ad Avasinis dopo un attacco partigiano sulla strada statale all'altezza di Gemona, chi sostiene che siano state attaccate mentre si erano fermate a Trasaghis, chi afferma invece che siano state attaccate sulla strada poco fuori dall'abitato di Trasaghis, mentre si ritiravano in direzione di Tolmezzo oppure che vi sia stato un attacco contro forze tedesche mandate nel Comune di Trasaghis per costituire postazioni per contrastare e rallentare l'avanzata degli Alleati: situazioni e località diverse, dunque, accomunate però dalla costante della reazione ad un attacco partigiano.
EliminaAltre ipotesi di ricostruzione ribaltano il problema, ritenendo che la strage di Avasinis possa essere stata invece preordinata, individuandola come un’azione repressiva verso il complesso delle attività partigiane nella zona, oppure per ritorsione ad alcune azioni partigiane avvenute nei giorni immediatamente precedenti (la cattura di alcuni operai e dirigenti della Organizzazione paramilitare tedesca Enzian e la detenzione di parecchie decine di cosacchi arresisi alle forze della Resistenza)..
Un ultimo filone (seppur difficilmente dimostrabile) sposa la tesi della "punizione": Avasinis sarebbe stato punito, con l'eccidio, per una serie di atti partigiani qui accaduti nei mesi precedenti: non un evento accidentale degli ultimi giorni di guerra, quindi, ma un piano delittuoso progettato tanto tempo prima."
Dunque il caso è estremamente complesso e di difficile definizione. Sono ovviamente interessato a ogni ulteriore elemento chiarificatore: se vuole, dato che mi conosce, può anche contattarmi direttamente. Mandi