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Con Prè Michele nel Friuli misterioso del ‘500
La Vita Cattolica, Giovedì 05 Febbraio 2015
Due libri diversi eppure connessi, possono essere letti separatamente o essere considerati l'uno la continuazione dell'altro, un protagonista Prè Michele, che abbiamo già visto all'opera con lo speziale Martino negli altri romanzi gialli di Paolo Morganti.
La Carnia magica, le leggende sui Celti e mostruose creature nascoste, la pieve di Cesclans, i paesaggi splendidi che con monti, laghi, fiumi e boschi «fanno sentire l'uomo più vicino a Dio», i crocus fioriti nella Valle perduta, la grotta dai pagans e das strias, le misteriose metamorfosi che la neve e il ghiaccio operano su faggi e castagni sono al centro de «Il bosco del cervo bianco» (Morganti editori, pp.510 euro 18), che prende il nome dalla apparizione, sotto forma animale, del dio celtico Cernunno. L'invenzione del nuovo romanzo nasce, invece, dal ritrovamento di teschi umani nella cui bocca era stata incastrata una pietra, un rito magico per impedire che i morti potessero ritornare.
Il libro è diviso in 4 capitoli con storie diverse, che si intrecciano tra loro. La prima parte racconta il matrimonio tra lo speziale Martino e Meliga e l'esilio forzato di Pre' Michele in Carnia, la seconda descrive il suo impatto con la Carnia e il superamento degli stereotipi, intrecciandosi con la persecuzione dei benandanti. La terza sezione è dedicata alla storia, mitica e misteriosa, dei Celti e al demone Crom Cruach, imprigionato sotto la rupe di Cesclans. Nel finale un terremoto libera il mostro, che sarà sconfitto da una inedita alleanza tra gli eredi dei Celti con Martino e Pre' Michele. Rispetto ai romanzi precedenti, aleggia una sottile inquietudine, una premonizione del male nascosto che persino il solare Pre' Michele coglie nel venir meno delle certezze quotidiane e nella consapevolezza che «quando meno te lo aspetti la vita può riservare delle sorprese». La vendetta di Elena Della Torre si scatenerà infatti nei confronti di Meliga, a dimostrare che il male, più che nei demoni, è insito nell'uomo.
Tutti i libri di Paolo Morganti sono ambientati storicamente nel primo Cinquecento e in diversi luoghi del Friuli per farli conoscere agli stessi friulani: dopo la bassa, la collina e Spilimbergo è ora la volta di Cesclans, piccolo paese in cui il centro della vita sociale è l'Osteria degli angeli, dove tutti si ritrovano per raccontare e il cibo non si fa, ma si crea. Qui pré Michele capisce che non sempre ciò che è familiare è positivo, anzi talora mutamenti radicali fanno scoprire luoghi e genti nuove, forse anche migliori di quelli vecchi.
Nelle lunghe serate invernali Pre' Michele inizia a scrivere un diario, che si concretizza nel libro «Le ricette di Pre' Michele. Memorie e facezie di un prete goloso, recuperate e corrette da Paolo Morganti» (pp. 145, euro 13). Convinto che nulla ci sia di più concreto del cibo per trasmettere un messaggio spirituale, scrive la sua biografia per parlare in modo ironico della vita, «poiché le cose si dimenticano se non abbiamo qualcuno a cui raccontarle». Alla chiusura di ogni capitolo segnala le ricette raccolte da chiunque gli avesse preparato qualche piatto meritevole di ricordo. Così il cibo segna le fasi della sua vita: il pesce di laguna la giovinezza passata a Marano, il maiale l'educazione come giovane chierico, il pollo la parrocchia di Varmo, nocino e torta di mele evocano gli amici Martino e Meliga. Un libro in cui le ricette ricordano luoghi, persone, avvenimenti, da leggere, ma anche da utilizzare in concreto per trovare, come Pre' Michele, nel cibo conforto.
G. B.
La Carnia magica, le leggende sui Celti e mostruose creature nascoste, la pieve di Cesclans, i paesaggi splendidi che con monti, laghi, fiumi e boschi «fanno sentire l'uomo più vicino a Dio», i crocus fioriti nella Valle perduta, la grotta dai pagans e das strias, le misteriose metamorfosi che la neve e il ghiaccio operano su faggi e castagni sono al centro de «Il bosco del cervo bianco» (Morganti editori, pp.510 euro 18), che prende il nome dalla apparizione, sotto forma animale, del dio celtico Cernunno. L'invenzione del nuovo romanzo nasce, invece, dal ritrovamento di teschi umani nella cui bocca era stata incastrata una pietra, un rito magico per impedire che i morti potessero ritornare.
Il libro è diviso in 4 capitoli con storie diverse, che si intrecciano tra loro. La prima parte racconta il matrimonio tra lo speziale Martino e Meliga e l'esilio forzato di Pre' Michele in Carnia, la seconda descrive il suo impatto con la Carnia e il superamento degli stereotipi, intrecciandosi con la persecuzione dei benandanti. La terza sezione è dedicata alla storia, mitica e misteriosa, dei Celti e al demone Crom Cruach, imprigionato sotto la rupe di Cesclans. Nel finale un terremoto libera il mostro, che sarà sconfitto da una inedita alleanza tra gli eredi dei Celti con Martino e Pre' Michele. Rispetto ai romanzi precedenti, aleggia una sottile inquietudine, una premonizione del male nascosto che persino il solare Pre' Michele coglie nel venir meno delle certezze quotidiane e nella consapevolezza che «quando meno te lo aspetti la vita può riservare delle sorprese». La vendetta di Elena Della Torre si scatenerà infatti nei confronti di Meliga, a dimostrare che il male, più che nei demoni, è insito nell'uomo.
Tutti i libri di Paolo Morganti sono ambientati storicamente nel primo Cinquecento e in diversi luoghi del Friuli per farli conoscere agli stessi friulani: dopo la bassa, la collina e Spilimbergo è ora la volta di Cesclans, piccolo paese in cui il centro della vita sociale è l'Osteria degli angeli, dove tutti si ritrovano per raccontare e il cibo non si fa, ma si crea. Qui pré Michele capisce che non sempre ciò che è familiare è positivo, anzi talora mutamenti radicali fanno scoprire luoghi e genti nuove, forse anche migliori di quelli vecchi.
Nelle lunghe serate invernali Pre' Michele inizia a scrivere un diario, che si concretizza nel libro «Le ricette di Pre' Michele. Memorie e facezie di un prete goloso, recuperate e corrette da Paolo Morganti» (pp. 145, euro 13). Convinto che nulla ci sia di più concreto del cibo per trasmettere un messaggio spirituale, scrive la sua biografia per parlare in modo ironico della vita, «poiché le cose si dimenticano se non abbiamo qualcuno a cui raccontarle». Alla chiusura di ogni capitolo segnala le ricette raccolte da chiunque gli avesse preparato qualche piatto meritevole di ricordo. Così il cibo segna le fasi della sua vita: il pesce di laguna la giovinezza passata a Marano, il maiale l'educazione come giovane chierico, il pollo la parrocchia di Varmo, nocino e torta di mele evocano gli amici Martino e Meliga. Un libro in cui le ricette ricordano luoghi, persone, avvenimenti, da leggere, ma anche da utilizzare in concreto per trovare, come Pre' Michele, nel cibo conforto.
G. B.
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