"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

lunedì 2 febbraio 2015

L'ing. Franzil e i Comitati sullo sfangamento: "si poteva fare meglio"

I Comitati hanno diffuso una relazione dell' Ing. Dino Franzil riguardante lo

 SFANGAMENTO DEL BACINO DELL’AMBIESTA, in particolare contenente

CONSIDERAZIONI RIGUARDANTI LE RICADUTE SUL LAGO DI CAVAZZO
Si tratta di un documento molto complesso, denso di analisi tecniche, con dati matematici e statistici a confronto. Per le sue caratteristiche, risulta impossibile pubblicarlo integralmente: ne viene quindi presentata qui una ampia sintesi. Chi fosse interessato a prendere visione integrale del documento, può richiederlo a comitatisalvalago@gmail.com  o anche a questo Blog.
------------------
In Premessa, viene affermato che
Le considerazioni contenute nella presente relazione vanno intese come un contributo portato con quello spirito propositivo e collaborativo che ha sempre distinto il Comitato per la difesa e valorizzazione del lago, per il quale la critica rimane sterile se non è accompagnata da suggerimenti costruttivi. In questo senso vanno intesi anche alcuni passaggi più o meno critici che scaturiscono dal desiderio che le cose vengano fatte, non solo come si deve, ma anche sempre meglio, per il bene di tutti. 
Per le società elettriche la pulizia degli invasi è stata prevista da tempo, ma da sempre non si è fatto molto caso alle conseguenze. Quindi, per scarsa cultura ambientalista sono stati favoriti sempre gli interessati. I concessionari, poi, hanno interpretato i fanghi a modo loro soltanto come inerti da fluitare negli alvei a vantaggio proprio ed a danno dell’ambiente. 
Nessuno si è sognato, neanche lontanamente, di considerare i fanghi idraulici per quello che realmente sono, ossia come «scarti industriali,» perché derivati da un sistema artificiale che produce energia e reddito. Perciò, a tutti gli effetti, dovrebbero essere a totale carico di chi incassa gli utili e per nulla della comunità che paga attraverso il danno ambientale. Non è certo logico e corretto anteporre l’interesse privato a quello pubblico, che comunque dovrebbe avere la priorità. Purtroppo oggi si assiste all’esatto contrario. 
Un’amministrazione civile e degna di rispetto dovrebbe risolvere l’iniqua situazione distruttiva creata dalla Sade con il consenso deplorevole dei politici di allora. Si tratterebbe di conservare e difendere il bene pubblico Lago di Cavazzo, dimenticato e lasciato alla mercé del fortunato «forestiero» che pensa soltanto al profitto. 
Perciò è urgente e strategico rimediare alle vergogne del passato che danneggiano il presente. 
Occorre adottare quanto prima una legge di tutela ambientale specifica per recuperare e risanare il lago, per isolare la centrale dal lago mediante una condotta che consegni lo scarico della centrale direttamente all’emissario del lago. 
Tanto più che quella del Lago di Cavazzo è una situazione unica di lago naturale destinato a scomparire in meno di 100 anni per interrimento a causa di una centrale inquinante.

Si passa poi all'
ANALISI DELLE OPERAZIONI DI SFANGAMENTO 
Dopo il disastro del Lumiei, le proteste ed i pretesi rimedi, si può affermare che non è sempre vera la frase: «cosa fatta capo ha», perché le conseguenze rimangono comunque. 
Proposto lo sfangamento dell’invaso Ambiesta, il Comitato per la difesa e sviluppo del Lago disse:«Fermate le turbine!... I fanghi sono scarti industriali vanno asportati ed utilizzati… Non devono in alcun modo danneggiare l’Ambiente, il Lago di Cavazzo in particolare!» 
La Regione FVG ,dando un colpo alla botte ed uno al cerchio, ritenne di limitare la concentrazione del fango diluito ad 1,5 gr/litro e di mantenere in moto le turbine. 
Così, dei 35.000 mc previsti dal piano di sfangamento, dal 2/10 al 3/11-2014, sono stati aspirati da una idrovora pompante 80 liti/sec, e travasati 24.000 mc di fanghiglia nel Rio Ambiesta e poi diluita per farla arrivare nel Tagliamento.



Sulla TORBIDITA’ DA SFANGAMENTO
E’ assai discutibile sostenere che l’idrovora di sfangamento dell’invaso di Verzegnis non provochi perturbazione e solido in sospensione anche se schermata per la stessa logica funzionale della sua struttura idro meccanica. (E’ dimostrabile il torbido anche in periodo di bel tempo). 
Quindi è del tutto fuorviante affermare che il trasporto di fango nel lago è causato esclusivamente dalle perturbazioni atmosferiche.

La Conclusione dell'ing. Franzil:
Dopo aver fatto le precedenti considerazioni ed analisi si può affermare che: 
1) La sonda del lago dice soltanto che è stato rispettato il limite massimo di 1,5 gr/litro di fango, ritenuto garanzia per la salvezza dei pesci, ma non segnala la vera quantità in transito in parte già sedimentata. 
2) Per logica deduttiva risulta che i dati forniti dalla sonda sul lago sono discordanti con quelli delle altre sonde, perciò essa non è attendibile e nemmeno è accettabile il suo errore del 50,5%. 
3) La sonda del lago si è comportata da «starata» per scarti di misura eccessivi forse dovuti ad una inadeguata collocazione oppure ad altri motivi. 
4) Il tutto è confermato dall’eccessiva torbidità, dal fiume di fango che ha attraversato tutto il bacino, dagli inspiegabili deflussi scuri ed olenti a cui si è assistito ed anche dall’evidente conoide di fango bianco depositato sul fondale a monte della sonda. 
5) La sonda avrebbe dovuto tutelare meglio il lago

Viene poi analizzata la QUANTITÀ DI FANGO IN ARRIVO NEL LAGO DI CAVAZZO

SUL DEPOSITO IN AMBIESTA

Dopo una analisi circostanziata, l'ing. Franzil arriva alle seguenti conclusioni:
1) La valutazione del volume di 535.000 mc di fango depositato in Ambiesta, secondo Edipower, non convince affatto perché si discosta troppo dalle valutazioni ricavabili dalla letteratura ufficiale ed anche dalle notizie verbali e fotografiche raccolte in sito nel 2002 durante lo svuotamento dell’invaso. 
2) Sulla base di quanto analizzato, con i dati di Edipower, si rileva che la differenza dei valori della concentrazione dei solidi in sospensione va aumentando da 1,49 a 1,57 volte in rapporto alla concentrazione rilevata dalla sonda sul lago. Questo fatto accresce ancora di più l’incompatibilità fra i valori registrati e peggiora la correlazione fra le tre sonde. Purtroppo, tutto questo fa insorgere anche un naturale dubbio sulla corretta esecuzione tecnica dello sfangamento

PROBLEMATICHE DALLA SONDA SUL LAGO
A ragion veduta, si può affermare che la soluzione scelta per lo sfangamento con centrale attiva, ed il posizionamento della sonda, non sono state né logiche né funzionali per una desiderata protezione del lago, in specifico anche perché: 
1) La sonda collocata nel lago ad oltre 230 m dalla bocca della galleria di scarico delle turbine non è adeguata per controllare la quantità di fango. 

2) A monte di quella postazione vi sono almeno 300.000 mc d’acqua che diluiscono il fango in arrivo e circa 40.000 mq di fondale su cui si deposita l’inerte di prima sedimentazione. 

3) Per quanto è stato illustrato sembra che la sonda sia stata collocata piuttosto in superficie e non ad una profondità adatta valida per rilevare concentrazioni coerenti, utili per fare deduzioni significative. Ciò rende impossibile valutare la vera quantità di fango in transito. Infatti, in quella zona di lago l’acqua rallenta notevolmente e favorisce la sedimentazione del fango anche più fine di quello precedente, aumentando così la diluizione. 

4) La collocazione di questa sonda, per le varie incongruenze rilevate, si può affermare sia tecnicamente errata. (…)

Conclusione. 
Le risultanze precedenti e quest’ultimo dato inducono a ritenere che, in pratica, la soluzione adottata sia stata più di facciata per la gente che a tutelare veramente il lago. Quindi, secondo noi, si poteva fare meglio.

Le CONSIDERAZIONI FINALI  riguardano tutte le tematiche trattate e in particolare le spiegazioni date dalla Regione in merito alla torbidità del Lago:

Relative alle ricadute sul lago di Cavazzo delle operazioni di sfangamento: 
1) Serietà richiedeva che la sonda fosse collocata nell’immediato scarico della centrale nel lago. Averla collocata a notevole distanza da esso è servito a far diluire il fango in uscita in una maggiore massa di acqua e quindi a rilevare valori di concentrazione di gran lunga inferiori. Potremmo provocatoriamente affermare che se la sonda fosse stata collocata nella superficie lacustre meridionale avrebbe rilevato risultati ancora più «soddisfacenti». 
Se si ha la pretesa di attuare lo sfangamento con trasparenza, allora questa va garantita fino in fondo. 

2) stando ai dati ufficiali forniti, sottolineiamo «forniti», il valore massimo di concentrazione di 1,5 gr/lt presentato come una severa tutela del lago si è rivelato invece un’ampia concessione ad Edipower, che avrebbe potuto riversare nel lago quantità di fango triple della concentrazione media fornita di 0,047 gr/lt e doppia di quella massima di 0,80-0,90 gr/lt verificatasi il 29 novembre .quando la superficie del lago è diventata cioccolatata. 
Ciò significa che per raggiungere il limite di 1,5 gr/lt nel lago si sarebbe potuto riversare brodaglia. Un vero disastro autorizzato! Un dato da tenere presente per il futuro. 

3) la spiegazione fornita del fenomeno della superficie lattiginosa del lago verificatosi il 13 novembre con la presenza di particelle sospese particolarmente fini è semplicistica e non convincente
Perché si è verificato solo quel giorno e non negli altri in cui il colore era diverso? Qual era la composizione di quelle particelle e la loro origine?

4) Non è credibile l’attribuzione del picco di concentrazione del 29 novembre, che ha cioccolatato il lago, alla frana sul torrente Miozza, per il semplice fatto che l’apporto di tale torrente al bacino dell’Ambiesta - che in quel tempo si presentava non torbido - è irrilevante rispetto alla complessiva massa d’acqua che lo alimenta. Pertanto, la causa di tale picco è ben altra, probabilmente interna al bacino Ambiesta nel punto di sfangamento, che la conclamata trasparenza richiederebbe fosse resa nota.

5) Comunque, al di là delle cifre dettagliate, con questa operazione di sfangamento nel lago è finita una grande quantità di fango che contribuisce al suo interrimento. 
Altro che solo «effetto estetico»! Altro che «concentrazione prossima allo zero»! 

6) Si pone quindi, ancora con maggiore forza, il dovere di salvare il Lago di Cavazzo dalla scomparsa soffocato dal fango, convogliando lo scarico della centrale fuori dal lago, e di valorizzarlo e proteggerlo con una legge speciale. 
E’ una questione di civiltà! E’ una questione davanti alla quale nessuno può permettersi di voltarsi dall’altra parte! 
7) Alla Regione e ad Edipower che, rispetto al disastro dello sfangamento del bacino del Lumiei, sullo sfangamento di quello dell’Ambiesta affermano che «tutto va ben, madama la marchesa!» ricordiamo che in questo ultimo caso l’operazione è andata meglio di quella precedente anche grazie alle critiche ed alla vigilanza dei comitati e della popolazione e che, comunque, bisogna fare ancora meglio. Inoltre, a coloro che preferiscono non vedere, ricordiamo che nel bacino dell’Ambiesta è rimasta un’enorme quantità di fango che continuerà ad accumularsi sino a che tra 140 anni l’intero bacino sarà interrato, come risulta anche dallo studio dell’ing. Franco Garzon (pag.32). 

Come si pensa di risolvere questo problema, parziale rispetto a quello più ampio costituito dall’arcaico e rozzo sistema derivatorio attuato dalla SADE, che con indiscriminate derivazioni ha rapinato le acque della Carnia per trarne il massimo profitto? In modo responsabile o lasciandolo a carico delle future generazioni? 
Il Comitato ritiene necessaria una revisione generale di questo «sistema-dinosauro» al fine di garantire un uso delle acque plurimo, diversificato, rispettoso dell’ambiente, a vantaggio delle popolazioni residenti

8) Infine, riproponiamo la domanda avanzata più volte, ma rimasta senza risposta: nel pomeriggio del giorno 12 novembre, guarda caso proprio precedente il giorno di «sbiancamento» del lago, tra le persone che con un camioncino di Edipower sulla riva ed una barca a motore agivano sulla sonda, c’era qualche rappresentante degli enti regionali (controllori) o solo dipendenti di Edipower (controllato)? 
Trasparenza richiede una risposta, diversamente qualcuno potrebbe anche pensare male. 

9) Dalle vicende dello sfangamento degli invasi Lumiei ed Ambiesta, risulta chiaro che la normativa vigente è inadeguata. La strategia fluviale non può essere adottata per i laghi, altrimenti sfangare significa inquinare. Neppure il «Testo unico sulle acque» (D.L.11/05/1999, n. 52 – art. 40 – Dighe) che delega le regioni ad adottare apposita disciplina per lo sfangamento, tiene conto delle due situazioni e del danno che può subire l’ambiente. Questa è una grave lacuna! 

Riversare fango in un lago, da sempre isolato, che si ritrova ad ingoiare il fango di un immissario artificiale, provoca un danno innaturale, irreversibile, continuo ed irrimediabile, perché causa il suo interrimento e la sua scomparsa! Quindi i fanghi a monte dovrebbero essere prelevati come scarti industriali e portati altrove sopportando le spese come manutenzione dell’impianto, senza lasciare defluire nemmeno un grammo. Diversamente parliamo di inquinamento e di ambiente inutilmente, soltanto per fare salotto. 
Quindi, occorre adeguare la normativa nel senso citato. Far rispettare il diritto di tutti e non favorire soltanto i gestori. In altre parole dare ad ognuno il suo e proteggere l’ambiente che è di tutti. 




Nessun commento:

Posta un commento

Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.