NEL COMUNE DI TRASAGHIS
In epoca napoleonica l’attuale comune di Trasaghis era formato dal comune di
Peonis (cantone di Gemona) e dal comune di Alesso (cantone di Tolmezzo). Il
primo comprendeva Peonis con 140 capre e Avasinis con 260 capre, mentre
Trasaghis abbinata a Braulìns ne aveva ben 300. Si può affermare che il numero
dei caprini era legato al territorio, essendo quello di Trasaghis-Braulìns assai
più magro, ripido, roccioso e brullo rispetto a quello di Peonis. Non per nulla
Peonis poteva permettersi di mantenere 248 vacche (e 555 abitanti), mentre
a Trasaghis-Braulìns ve ne erano soltanto 145 (per 436 abitanti).
Alesso, che aveva 696 abitanti, allevava 982 capre, decisamente un bel
numero, con 258 pecore e 403 vacche. Non è un caso se le bestie allevate
sono tutte dei ruminanti: soltanto essi possono trasformare l’erba, accanto
ai boschi unica ricchezza locale, in alimenti e in vestiti per l’uomo.
Il numero delle bestie e la loro tipologia è lo specchio del territorio in una
determinata epoca storica: un eventuale aumento quantitativo o qualitativo
del foraggio avrebbe comportato un aumento delle bovine che sono più
produttive, ma anche più esigenti, rispetto ai ruminanti di minor taglia (i cosiddetti
“minuti”). Come si può vedere in Tab. 1 il numero delle capre scende
man mano che quello delle vacche sale. Va tenuto conto della persecuzione
subita dalle capre da parte della Forestale, ma tutti i centri abitati sopra
menzionati potevano contare su una latteria sociale agli inizi del Novecento,
un chiaro indice dello sviluppo che aveva preso l’allevamento bovino.
Le 1.579 bovine registrate nel 1908 rappresentano un bel numero per un
ambiente così povero, ed è il probabile risultato di miglioramenti fondiari, di
igiene dell’allevamento e dei ricoveri, senza escludere qualche integrazione
alimentare (sale pastorizio, cruscami). Negli anni Cinquanta e Sessanta, a
fronte di un migliaio di bovine le capre si erano ridotte a qualche decina: era
solo l’inizio di una fine che nel decennio successivo avrebbe travolto anche
il patrimonio bovino e (ri)consegnato l’ambiente ai suoi originari abitatori: gli
alberi, i caprioli e i cinghiali.
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