Legambiente, Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento e Wwf chiedono un vero ripristino ambientale
UDINE - Non basterà risciacquare il fiume con gli scarichi del lago di Sauris e ripopolare il corso d’acqua con pesci per eliminare il danno ambientale provocato dal rilascio dei fanghi nel torrente Lumiei dal lago da parte di Edipower. È questa la posizione espressa da Legambiente, Wwf e Comitato per la tutela del Tagliamento alla vigilia della Conferenza dei servizi in cui la società che gestisce la centrale di Somplago dovrebbe presentare le sue proposte per il ristoro dei danni. Le associazioni si sono avvalse della consulenza dell’ing. Andrea Goltara del Centro italiano di riqualificazione fluviale di Mestre. Ancora non è noto cosa proporrà Edipower ma certo non sarà accettabile un intervento generico, specifica Emilio Gottardo di Legambiente: «Ci dovrà essere un monitoraggio specifico perché è evidente che non si potranno rimettere in un ambiente morto dei pesci che non avrebbero la possibilità di sopravvivervi».
Alla conferenza hanno partecipato – oltre a Gottardo –, Franceschino Barazzutti del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, Roberto Pizzutti, presidente di Wwf Friuli-Venezia Giulia, Fulvio Mattioni di Assieme per il Tagliamento e l’ing. Goltara. Quest’ultimo ha ricordato come la produzione di energia idroelettrica sia uno dei principali motivi di peggioramento dello stato dei fiumi e torrenti alpini e che quanto avvenuto sul Lumiei possa e debba rappresentare un’occasione per richiedere una modifica dei regimi idraulici e dei rilasci, tale da poter garantire un miglioramento dello stato dei fiumi e torrenti alpini già messi a dura prova dalle derivazioni idroelettriche.
Un concetto ripreso dalle associazioni che hanno indetto la conferenza stampa, convocata il giorno prima della conferenza dei servizi proprio perché «abbiamo il timore – ha detto Gottardo – che la proposta di “ripristino” di Edipower sia quella di dare semplicemente una ripulita, una “ risciacquata” alle acque infangate, condita con qualche immissione di trota marmorata. Ma questo non è ripristino: ripristino significa ricostituire le condizioni quo ante, l’ecosistema fluviale pre-esistente, nel più breve tempo possibile». «Sia dalla presa di Caprizzi che dalla diga – hanno precisato le associazioni – è necessario aumentare il rilascio in alveo, sia nel Lumiei che nel Tagliamento, delle acque destinate al deflusso minimo vitale per fare sì che la maggiore massa d’acqua consenta di asportare i materiali fini che si sono depositati tra sasso e sasso e per ristabilire nel più breve tempo possibile, grazie alla ricostituita continuità idraulica, le basi fisiche e ambientali migliori per la ricostituzione delle popolazioni bentoniche disastrate».
Infine, le associazioni hanno annunciato che procederanno nei confronti di Edipower, richiedendo allo Stato di attivare la procedura di Valutazione del danno ambientale così come prevista del D. Lgs 152/2006. Una quantificazione – hanno chiarito le associazioni – che non si può limitare alla conta dei pesci morti ma che deve tenere conto degli effetti diretti e indiretti (tra questi ultimi è il caso, ad esempio, delle imprese turistiche e di tutto l’indotto colpito dal diminuito afflusso turistico conseguente all’alterazione dell’ambiente fluviale) nonché dei danni irreversibili, come per esempio l’estinzione (nel caso di specie non si tratta di estinzione definitiva, ma di temporanea sparizione: 1-2 anni?) di molte specie, soprattutto di quelle non immettibili dall’uomo (pesci e macrovertebrati non allevabili). Tale sparizione è rafforzata, nel caso di specie, dal periodo in cui è avvenuto la svasamento, in pieno periodo di riproduzione dei salmonidi comportando l’eliminazione della generazione 2013, oltre che di tutte quelle adulte e giovanili precedenti.
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