Via il fango dal lago ma il Comune dice no
L’opera serve per deviare gli scarichi. Il sindaco: prima lo sviluppo della valle I Comitati: l’ente finge di non sapere che il bacino c’era prima della centraledi Giacomina Pellizzari
Messaggero Veneto, 19 aprile 2018
«Il bypass del lago di Cavazzo non ci interessa. Meglio puntare sulla promozione turistica della valle». Se non è una bocciatura poco ci manca. Dopo anni di lotte portate avanti dai Comitati per la tutela delle acque senza le quali l’opera non sarebbe stata inserita nel Piano regionale di tutela delle acque (Prta), nessuno poteva immaginare che il Comune arrivasse a dire «no» all’opera necessaria per deviare gli scarichi della centrale. Quel no espresso in modo più schietto dal vicesindaco, Dario Iuri, e più morbido dal sindaco, Gianni Borghi, ha colto di sorpresa soprattutto i tecnici della direzione Ambiente che, per accogliere la richiesta del Comune, dovrebbero modificare il Piano.
L’incontro indetto, nei giorni scorsi, per mettere a punto il concorso internazionale e la progettazione del by-pass, si è trasformato in una sorta di resa dei conti. Da un lato i Comitati con il rapporto tecnico dei ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Bologna, che conferma la presenza di una distesa di fango sui fondali del lago, dall’altro il Comune dispiaciuto del fatto che «si continui a finanziare con 50 mila euro altri studi. Va subito detto che gli stessi ricercatori dell’Ismar torneranno a Cavazzo a maggio per completare i rilevamenti.Siamo stanchi di studi – insiste il sindaco –, alla Regione chiediamo uno studio che ci permetta di creare un’economia attorno al lago. L’equilibrio del lago c’è e la centrale ci consente l’uso delle sponde». Borghi chiede fondi per «realizzare il percorso lago oggi ancora interrotto, il by-pass è un’opera faraonica che nessuno finanzia». E a chi gli fa notare che la deviazione potrebbe diventare oggetto di un progetto europeo e Cavazzo fare scuola nella rinaturalizzazione dei laghi, il sindaco insiste a dire che finora tutte le richieste avanzate dal Comune alla Regione sono rimaste lettera morta. «Al Comune interessa la promozione della valle del lago. Il nostro obiettivo è far convivere le grandi infrastrutture con lo sviluppo della zona. Ecco perché puntiamo sul dialogo con A2a, la società che gestisce la centrale, Tal-oil per l’oleodotto e Autostrade Spa». E ancora: «La realizzazione del by-pass richiederà altre infrastrutture: è stato analizzato tutto questo? La salute del lago deve essere certificata dalla Regione, invece, ascolta più i comitati dei sindaci».
Diversa la posizione dei Comitati che continuano a immortalare il lago color fango. Lo stesso lago dove prima dell’arrivo della centrale si pescavano carpe, anguille e pinze. Nella centrale confluisce l’acqua da tutta la Carnia. Acqua fangosa trascinata a valle dai fiumi a carattere torrentizio che la centrale scarica nel lago. Gli elementi pesanti si depositano sul fondo, quelli leggeri aleggiano nell’acqua. Da qui il color fango. «Gli amministratori comunali di Cavazzo Carnico fingono di non sapere che il lago è esistito prima della centrale, che oltre all’immissario è alimentato da polle sul fondale, riattivabili se indebolite, che i dati pluviometrici superano notevolmente quelli dell’evaporazione. Fingono di non sapere che nella costruzione di qualsiasi by-pass viene sempre previsto un dispositivo di rilascio in caso di necessità o emergenza per volumi limitati ben diversi degli attuali 66 metri cubi al secondo scaricati nel lago. Evidentemente per il Comune il lago migliore e “in equilibrio” è quello con l’acqua gelida e il fango sospeso e quello depositato sul fondale». I Comitati confidano che «nella comunità cavazzina, e non solo, ci siano persone ragionevoli che comprendano l’opportunità offerta dalla Regione». E nel ringraziare tutti coloro che si sono prodigati per risolvere le criticità del lago, «i Comitati suggeriscono alla Regione di seguire l’esempio delle regioni autonome Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, per arrivare quanto prima alla costituzione di una propria società energetica, prevista nella proposta di Legge 193 a firma di consiglieri di tutti i gruppi consiliari». La società dovrebbe acquisire le concessioni e le centrali idroelettriche.
Messaggero Veneto, 19 aprile 2018
«Il bypass del lago di Cavazzo non ci interessa. Meglio puntare sulla promozione turistica della valle». Se non è una bocciatura poco ci manca. Dopo anni di lotte portate avanti dai Comitati per la tutela delle acque senza le quali l’opera non sarebbe stata inserita nel Piano regionale di tutela delle acque (Prta), nessuno poteva immaginare che il Comune arrivasse a dire «no» all’opera necessaria per deviare gli scarichi della centrale. Quel no espresso in modo più schietto dal vicesindaco, Dario Iuri, e più morbido dal sindaco, Gianni Borghi, ha colto di sorpresa soprattutto i tecnici della direzione Ambiente che, per accogliere la richiesta del Comune, dovrebbero modificare il Piano.
L’incontro indetto, nei giorni scorsi, per mettere a punto il concorso internazionale e la progettazione del by-pass, si è trasformato in una sorta di resa dei conti. Da un lato i Comitati con il rapporto tecnico dei ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Bologna, che conferma la presenza di una distesa di fango sui fondali del lago, dall’altro il Comune dispiaciuto del fatto che «si continui a finanziare con 50 mila euro altri studi. Va subito detto che gli stessi ricercatori dell’Ismar torneranno a Cavazzo a maggio per completare i rilevamenti.Siamo stanchi di studi – insiste il sindaco –, alla Regione chiediamo uno studio che ci permetta di creare un’economia attorno al lago. L’equilibrio del lago c’è e la centrale ci consente l’uso delle sponde». Borghi chiede fondi per «realizzare il percorso lago oggi ancora interrotto, il by-pass è un’opera faraonica che nessuno finanzia». E a chi gli fa notare che la deviazione potrebbe diventare oggetto di un progetto europeo e Cavazzo fare scuola nella rinaturalizzazione dei laghi, il sindaco insiste a dire che finora tutte le richieste avanzate dal Comune alla Regione sono rimaste lettera morta. «Al Comune interessa la promozione della valle del lago. Il nostro obiettivo è far convivere le grandi infrastrutture con lo sviluppo della zona. Ecco perché puntiamo sul dialogo con A2a, la società che gestisce la centrale, Tal-oil per l’oleodotto e Autostrade Spa». E ancora: «La realizzazione del by-pass richiederà altre infrastrutture: è stato analizzato tutto questo? La salute del lago deve essere certificata dalla Regione, invece, ascolta più i comitati dei sindaci».
Diversa la posizione dei Comitati che continuano a immortalare il lago color fango. Lo stesso lago dove prima dell’arrivo della centrale si pescavano carpe, anguille e pinze. Nella centrale confluisce l’acqua da tutta la Carnia. Acqua fangosa trascinata a valle dai fiumi a carattere torrentizio che la centrale scarica nel lago. Gli elementi pesanti si depositano sul fondo, quelli leggeri aleggiano nell’acqua. Da qui il color fango. «Gli amministratori comunali di Cavazzo Carnico fingono di non sapere che il lago è esistito prima della centrale, che oltre all’immissario è alimentato da polle sul fondale, riattivabili se indebolite, che i dati pluviometrici superano notevolmente quelli dell’evaporazione. Fingono di non sapere che nella costruzione di qualsiasi by-pass viene sempre previsto un dispositivo di rilascio in caso di necessità o emergenza per volumi limitati ben diversi degli attuali 66 metri cubi al secondo scaricati nel lago. Evidentemente per il Comune il lago migliore e “in equilibrio” è quello con l’acqua gelida e il fango sospeso e quello depositato sul fondale». I Comitati confidano che «nella comunità cavazzina, e non solo, ci siano persone ragionevoli che comprendano l’opportunità offerta dalla Regione». E nel ringraziare tutti coloro che si sono prodigati per risolvere le criticità del lago, «i Comitati suggeriscono alla Regione di seguire l’esempio delle regioni autonome Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, per arrivare quanto prima alla costituzione di una propria società energetica, prevista nella proposta di Legge 193 a firma di consiglieri di tutti i gruppi consiliari». La società dovrebbe acquisire le concessioni e le centrali idroelettriche.
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