Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo che ci invita a guardarci attorno "
cun sintiment", analizzando e riflettendo su un mondo naturale che sta rapidamente cambiando (ovviamente, anche grazie all'opera dell'uomo). E questo non nel buco dell'ozono o nelle savane africane, ma qui, fra
Ceregnòns e
Montisél. (A&D)
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S.O.S. NATURA
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Sviluppo della Robinia - incrocio di Avasinis. |
Anche all'osservatore più distratto sarà capitato di notare, girando per quella che una volta veniva chiamata campagna di "Alesso e dintorni", come quest'ultima si sia trasformata negli anni in una fitta e disordinata boscaglia, spesso impenetrabile e claustrofobica. Questo marasma ipervegetativo è dovuto, probabilmente ed in parte, ad una lieve modifica delle condizioni climatiche delle nostre regioni, ma ancora di più è imputabile al progressivo disinteresse antropico, riflesso su scala locale, per l'ordine, la cura e la manutenzione del territorio.
In questo quadro di sofferenza delle nostre terre, si assiste in modo sempre più evidente al diffondersi di piante a carattere invasivo. Si tratta in particolare della Robinia o pseudoacacia (
agaç), introdotta in Italia dal Nord America nel 1600 ed anche dell'Ailanto (
Petaclùc, par chei di Delés).
L'azione infestante della
Robinia è molto evidente soprattutto nei bordi delle strade o nei terreni ripuliti dalla vegetazione. Il suo sviluppo è molto rapido, prima come pianticella inconsistente e spinosa, poi come albero vero e proprio anche di grandi dimensioni.
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Particolare di foglie di Robinia o Pseudoacacia |
Tipico esempio di abnorme ricrescita di Robinia è visibile lungo la SR 512 che da Alesso porta a Trasaghis, sulla sinistra all'altezza dell'incrocio per Avasinis, prima del canale emissario del lago. Facendo attenzione, però, si può notare la presenza dell’infestante un po' ovunque con marcato sviluppo e rappresentanza sempre più numerosa nel panorama della nostra valle.
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Panoramica dell’infestazione - SR 512 all’altezza dell’incrocio per Avasinis |
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Particolare di foglie di Ailanto (“Petacluc”). |
Dal canto suo, l'
Ailanto, come altrettanto nefasto protagonista di questa vicenda, se viene lasciato crescere, produce radici molto lunghe e profonde lungo le quali riaffiorano altre piantine (polloni). A ciò si somma la propagazione della specie tramite lo sviluppo dei semi diffusi per via aerea. Si calcola che un "
Petacluc", in condizioni normali, possa invadere fino a 4 mq di nuova superficie ogni anno. Nel malaugurato caso in cui invece si tenti un abbattimento della pianta adulta, in tutta risposta si avrà un peggioramento della situazione, con la comparsa di una miriade di piantine figlie che spunteranno continuamente nelle immediate circostanze.
Questo effetto è ben visibile sulla SP 512, subito dopo l'abitato di Somplago, in direzione Interneppo, sulla sinistra appena oltrepassato il viadotto autostradale; qui, l'abbattimento di queste piante, per esigenze di ordine sotto le linee elettriche, ha provocato un'esplosione in termini numerici delle nuove piantine che ormai senza un intervento di tipo chimico non potranno più essere estirpate.
Il diffondersi di questa specie arborea, introdotta dalla Cina nei secoli scorsi per un fallimentare progetto di allevamento di simil - bachi da seta, sarebbe in grado di inibire lo sviluppo degli alberi che da sempre hanno abitato la nostra splendida valle, andando quindi a modificare per sempre il suo aspetto originario.
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Panoramica dell’infestazione sulla SR 512 nei pressi di Somplago |
Personalmente non saprei dire se siamo ancora in tempo per reagire in modo efficace a questa invasione silenziosa. Servirebbero sicuramente i consigli di esperti in materia su come agire in modo corretto per arginare il problema, oltre che alla sensibilità e all'impegno di tutti i valligiani per rimettere in ordine le tante proprietà, ormai quasi dimenticate, sulle quali i nostri vecchi hanno speso tante delle loro fatiche per consegnarci un mondo che noi invece non siamo stati in grado di difendere e di curare.
Danis C.C. -
Alesso
P.s. L’Ailanto, nelle sue asiatiche terre d’origine, è anche definito come l’albero del paradiso, ma noi quivi già sapevamo di abitare in un luogo meraviglioso senza bisogno che una scomoda presenza “aliena”, amaramente, ce lo faccia ricordare…
Da anni ormai le condizioni dei nostri boschi sono in continuo abbandono, ormai quasi nessuno effetua il taglio degli alberi "maturi" per procurarsi legna da ardere, viene più comodo farsi portare il bancale di tronchetti già tagliati, spaccati e pronti per la stufa o camino.
RispondiEliminaLe generazioni passano e si perde l'interesse per certe pratiche che fino a pochi decenni fa erano la consuetudine, il taglio della legna per l'inverno era quasi una tradizione, ma ormai costa troppo fare da se, non credo sia un costo materiale, ma un costo in fatica e di faticare nessuno ne ha voglia ormai.
I boschi hanno perso i loro padroni, terreni non divisi, proprietari emigrati all'estero decenni fa, poca propensione dei figli a farsi insegnare dai padri hanno portato a questo abbandono.
La Robinia e l'Ailanto sono infestanti, come lo è il Pino nero o il Nocciolo, ma a differenza di questi ultimi due i primi sono ottimi come legna da ardere e questo potrebbe essere un incentivo per il loro taglio, in quanto al disbosco chimico, beh, meglio farsi infestare che spargere dissecanti.
R:A:
Io credo che sia importante prendere coscienza del problema che lei ha evidenziato, per non rischiare di minimizzare quella che oggi può sembrare una futile banalità, ma che invece in un prossimo futuro potrebbe compromettere il fragile equilibrio della biodiversità del nostro territorio. Comunque l'amore per la terra dà solo buoni frutti...
RispondiEliminaE.S.