"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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domenica 2 novembre 2014

Carniacque ... e la Val del Lago


Si discute parecchio, in queste settimane, della situazione di Carniacque: sul servizio, sui bilanci, sui debiti, sulla situazione societaria..
Per Gianni Borghi, sindaco di Cavazzo Carnico, è importante impostare strategie per poter uscire dalle criticità e questo consiglio direttivo sta facendo il suo dovere. In un contesto così problematico, osserva anche, «serve un intervento straordinario delle Regione».

Franceschino Barazzutti, ex sindaco e attuale numero uno del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, ha già pronta la controffensiva: «Decentrare le competenze ai Comuni e muoverci in ordine sparso, come i partigiani, per evitare le fauci delle multiutility».
Catastrofismo a parte, c’è il supporto legislativo. Perché, se è vero che la legge Galli nel 1994 ha inaugurato il servizio idrico integrato legando costi e investimenti alle utenze (da qui la necessità di aggregare), è altrettanto vero che esistono deroghe. «Il decreto legislativo 152 del 2006, Norme in materia ambientale (che ha abrogato la legge Galli; ndr), lascia la possibilità ai Comuni con meno di mille abitanti di gestire in proprio il servizio - spiega Barazzutti -. E c’è anche chi, come la Regione a statuto ordinario Liguria, ha recentemente aumentato tale soglia a tremila abitanti. Ma la legge varata a febbraio è stata impugnata dallo Stato».
Sono i numeri a segnare il destino di Carniacque, secondo i Comitati. Perché, se il Friuli Venezia Giulia ha una media di 156 abitanti per chilometro quadrato, la conta scende a 20 quando a essere presa in considerazione è la sola montagna. «Mancano i presupposti - spiega Barazzutti, sindaco di Cavazzo Carnico dal 1977 al 1995 -. Il territorio montano è enorme e la linea idrica disastrata. In questo contesto centralizzare è follia, perché il territorio da manutenere è enorme. E costi moltiplicano. Senza il supporto che dovrebbe arrivare dai consumi, lo sbilancio è evidente. Non centrano debiti e mutui. Qui è l’impostazione a essere sbagliata. La proposta per fare quadrare i conti allo status quo è aumentare le bollette a 50 euro medie mensili. Una cifra che non può stare in piedi. E non può gravare sulle misere pensioni delle nostre montagne».
Intanto sono Ventisei le amministrazioni che mercoledì scorso hanno acquistato le azioni Hera.
I Comuni di Amaro (5.350 azioni, pari a circa 3.800 euro), Cavazzo Carnico (13.375, pari a 9.400 euro), Cercivento (118, 84 euro), Comeglians (5.350, 3.800 euro), Enemonzo (13.375, 9.400 euro), Forni Avoltri (13.375, 9.400 euro), Lauco (5.350, 3.800 euro), Ligosullo (54, 38 euro), Ovaro (5.350, 3.800 euro), Paularo (54, 38 euro), Pontebba (5.350, 3.800 euro), Prato Carnico (5.350, 3.800 euro), Preone (13.374, 9.400 euro), Ravascletto (5.350, 3.800 euro), Raveo (13.374, 9.400 euro), Resiutta (5.349, 3.800 euro), Rigolato (13.374, 9.400), Socchieve (13.374, 9.400), Sutrio (53, 37 euro), Tarvisio (7.070, 5 mila euro), Venzone (5.349, 3.800 euro), Verzegnis (5.349, 3.800 euro), Villa Santina (13.374, 9.400 euro), Comunità montana della Carnia (117.723, 83 mila euro), Bim (111.838, 80 mila euro). Fuori dall’accordo le amministrazioni di Ampezzo, Arta Terme, Bordano, Chiusaforte, Dogna, Forni di Sopra e Forni di Sotto, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Montenars, Paluzza, Resia, Sauris, Trasaghis, Treppo Carnico e Zuglio. Oltre al Consorzio acquedotto Valle Alto But, Consit e Comunità montana del gemonese, Canal del ferro e Val Canale.

(Fonte: Messaggero Veneto, varie date)

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