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Elettrodotto.
Alla presa di posizione del Coordinamento dei Comitati di difesa territoriale della Carnia sull’elettrodotto Wurmlach-Somplago, sul quale la recente sentenza del Consiglio di Stato di Vienna ha posto una pietra tombale per quanto riguarda il tratto carinziano, ha risposto la Presidente della Giunta Regionale Debora Serracchiani.
Lo ha fatto in modo pubblico con dichiarazioni alla stampa precisando, da un lato, che “le recenti decisioni aaustriachedi bloccare la costruzione di fatto precludono qualsiasi possibile realizzazione della porzione italiana”, dall’altro lato, i passi effettuati dall’assessore regionale Vito presso i competenti ministeri romani.
Dichiarazioni pubbliche che trovano il nostro apprezzamento.
Che i ministeri romani avessero riaperto le procedure per la realizzazione del tratto italiano in presenza di una prima sentenza negativa austriaca e nell’imminenza della pronuncia del Consiglio di stato di Vienna ci inducono a diffidare dei meandri dei nostri ministeri.
La sentenza di Vienna è di importanza tale che dovrebbe indurre la presidente Serracchiani , nonché vicepresidente nazionale del PD, nonché responsabile di tale partito per le infrastrutture – e l’elettrodotto è un’infrastruttura – a mettere tale sentanza non nelle mani dei ministeriali romani, ma in quelle del suo amico primo ministro Renzi perché metta, come gli austriaci, una pietra tombale su questo progetto privato che, come riconosce la stessa Serracchiani presenta “notevolissime problematicità”.
Questo dovrebbero chiedere anche i Sindaci alla presidente Serracchiani. Non vorremmo che, al di là del ricorso al Presidente della Repubblica, alle generiche dichiarazioni sull’elettrodotto del tipo “io sono contrario” succeda quanto è successo nella vicenda del tribunale, in cui tutti si dicevano contrari, ma alla fine le cose sono finite veramente male! Una cosa è il dire, altra il fare. Intatti: tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare!
Servizio idrico
I Comitati sono sempre stati – e lo sono - contrari all’accentramento della gestione del servizio idrico in Carniacque sostenendo invece le gestioni comunali. Al contrario i Sindaci, tranne quelli di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo, sono stati i fautori di Carniacque. Di fronte al fallimento di questa gestione centralizzata, anziché decentrare ai Comuni, come proposto anche dal sindaco di Ampezzo, i Sindaci della Carnia (favorevoli: Arta, Cavazzo, Enemonzo, Lauco, Ovaro, Paluzza, Paularo, Raveo, Rigolato, Tolmezzo, Verzegnis, Villa Santina. Contrari: Ampezzo, Cercivento, Prato Carnico, Sutrio. Astenuti: Forni Avoltri, Ravascletto) nella riunione del 23 marzo 2015 non solo non hanno difeso Carniacque ma hanno approvato un documento che recita “risulta palese che la CATO sarà chiamata ad indicare entro il 30 settembre 2015 quale gestore unico del SII il CAFC”. Significa che Carniacque sparirà assorbita dal CAFC che gestirà il servizio idrico in Carnia. Al fallimento della gestione centralizzata in Carniacque, anziché decentrarlo ai comuni come richiederebbe il buon senso, rispondono con un ulteriore accentramento maggiore e ancora più lontano. Già, sempre più lontano, perché la volontà politica è qualla di concentrare il Nord Est nelle mani della potente multiutility bolognese Hera, che ha già assorbito Acegas Trieste, APS Padova e l’udinese Amga. Di male in peggio! Con quale faccia certi sindaci muovono critiche alle posizioni espresse dai Comitati?
Oleodotto
Ci sembra che il Sindaco di Paluzza Mentil non abbia compreso la posizione espressa dai Comitati riguardo agli interventi in corso sull’oleodotto funzionali all’estensione della rete nei territori dell’Europa Centrale che comporta un maggior flusso di petrolio da Trieste a quei territori.
Se il Sindaco Mentil si accontenta del fatto di essere stato avvertito dell’esecuzione dei conseguenti lavori nella stazione di pompaggio di Paluzza, della miseria di 600 euro annui di compensazione e di qualche lavoretto a beneficio del suo Comune, ben per lui: chi si accontenta gode.
In realtà i Comitati hanno posto un problema di ordine più generale e di principio: non è accettabile che una società privata (Siot) faccia transitare sul nostro territorio, gravandolo di servitù (alle volte pesanti ed impattanti come la stazione di pompaggio di Somplago in riva al lago), un’enorme ricchezza senza ricadute (royalties) su di esso come di norma avviene nei paesi di transito di infrastrutture analoghe. Non è in discussione il rifornimento energetico dell’Europa Centrale, ma che la ricca Germania ci paghi il disturbo.
Invitiamo il giovane Sindaco di Paluzza a veder un po’ più lontano del suo naso ed a porre, assieme ai Sindaci dei Comuni attraversati dall’oleodotto, la questione
in sede regionale visto che la Presidente Serracchiani non l’ha posta nella sua recentissima visita ai governanti dalla potente Baviera.
09 maggio 2015
Per il Coordinamento dei Comitati di difesa territoriale della Carnia
Franceschino Barazzutti
Antonino Galassi
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