L'Ismar-Cnr di Bologna studia gratuitamente lo stato
di salute del lago che la Regione vuole rinaturalizzare
La Vita Cattolica, Giovedì 28 Maggio 2015
La storia del lago di Cavazzo ricostruita attraverso la «lettura» dei suoi fondali. Si apre un nuovo capitolo per quello che è l'unico specchio d'acqua naturale del Friuli-Venezia Giulia: in questi giorni, infatti, grazie ad un progetto dell'Istituto di scienze marine Ismar-Cnr di Bologna, condotto in collaborazione con l'Osservatorio geofisico sperimetale Ogs di Trieste, tre strumenti di ultima generazione stanno effettuando rilievi geofisici utili per «leggere» il lago prima e dopo l'entrata in funzione - nel 1959 - della tanto discussa centrale idroelettrica di Somplago, di proprietà Edipower.
«Attraverso tre veicoli autonomi di superficie - ha spiegato Luca Gasperini, ricercatore dell'Ismar-Cnr di Bologna, in questi giorni in Friuli -, analizzando le acque, le caratteristiche dei sedimenti che coprono i fondali e come questi si siano distribuiti nel tempo,vogliamo comprendere quale trasformazione abbia subito il lago che, sappiamo, è stato impattato fortemente da attività umane, nel caso specifico dalla centrale. Metteremo poi a disposizione di chiunque, dai Comitati ai Comuni e alla Regione i risultati della nostra indagine conoscitiva, sperando possa risultare utile per capire come gestire al meglio questa importante risorsa naturale».
Va sottolineato che gli studi - i rilievi in loco andranno avanti fino a venerdì 29 maggio - vengono effettuati dagli esperti bolognesi in maniera del tutto gratuita. «Siamo stati fortunati - ha commentato Franceschino Barazzutti, portavoce dei Comitati che per anni si sono battuti contro il preventivato raddoppio della centrale di Somplago il cui progetto, dopo lunghe e aspre battaglie, anche a suon di petizioni e manifestazioni di piazza, è stato poi ritirato dalla proprietà in quanto definito «non più strategico» -, perché sono stati i ricercatori a trovarci, manifestando l'intenzione di studiare il nostro lago».
L'iniziativa è stata presentata martedì 26 maggio nella sede della Regione a Udine, in un incontro dal sapore storico: per la prima volta, infatti, allo stesso tavolo - e per lo stesso obiettivo: salvare il lago di Cavazzo - si sono seduti i rappresentanti dei Comitati e i sindaci dei Comuni rivieraschi (Cavazzo Carnico, Trasaghis, Verzegnis e Bordano) che al tempo avevano dato il proprio avvallo al progetto di raddoppio della centrale (i primi tre firmando un atto); insieme a loro anche gli amministratori di Venzone e Gemona, del Consorzio Bim Tagliamento di Tolmezzo e delle due Comunità montane della Carnia e del Gemonese (e tra il pubblico anche una rappresentanza di Edipower), oltre agli esperti che presenteranno la campagna di rilievi in un'assemblea pubblica, giovedì 28 maggio, alle 20.30, al Centro sociale di Alesso (in un incontro promosso dal Comune di Trasaghis e dal Comitato di difesa e valorizzazione del lago).
La ricerca, dunque, si aggiunge, agli studi già effettuati in passato sia dai Comitati (uno firmato dall'ingegnere Dino Franzil e uno dal geologo Roberto Cella), sia dai Comuni rivieraschi (a cura dell'ingegnere Franco Garzon). Pagine e pagine di dati e analisi che, portando ad una stessa conclusione, avevano fatto scattare l'allarme: al posto del magnifico specchio d'acqua, nel giro di un centinaio di anni, se si continua così, ci sarà una grigia palude. Causata dal continuo scarico della centrale direttamente nel lago.
A tal proposito, proprio per voce dei Comitati, già da tempo è stata avanzata la proposta di un progetto per intubare lo scarico, bypassando il lago, e portandolo direttamente nel canale Leale. Una possibilità - il cui obiettivo è quello di recuperare le condizioni di naturalità del lago -, ora al vaglio della Regione, che ha dato l'ok ad uno studio di fattibilità, dopo aver inserito il lago di Cavazzo nel Piano regionale di tutela delle acque.
Monika Pascolo
(ha collaborato Maira Trevisan)
«Attraverso tre veicoli autonomi di superficie - ha spiegato Luca Gasperini, ricercatore dell'Ismar-Cnr di Bologna, in questi giorni in Friuli -, analizzando le acque, le caratteristiche dei sedimenti che coprono i fondali e come questi si siano distribuiti nel tempo,vogliamo comprendere quale trasformazione abbia subito il lago che, sappiamo, è stato impattato fortemente da attività umane, nel caso specifico dalla centrale. Metteremo poi a disposizione di chiunque, dai Comitati ai Comuni e alla Regione i risultati della nostra indagine conoscitiva, sperando possa risultare utile per capire come gestire al meglio questa importante risorsa naturale».
Va sottolineato che gli studi - i rilievi in loco andranno avanti fino a venerdì 29 maggio - vengono effettuati dagli esperti bolognesi in maniera del tutto gratuita. «Siamo stati fortunati - ha commentato Franceschino Barazzutti, portavoce dei Comitati che per anni si sono battuti contro il preventivato raddoppio della centrale di Somplago il cui progetto, dopo lunghe e aspre battaglie, anche a suon di petizioni e manifestazioni di piazza, è stato poi ritirato dalla proprietà in quanto definito «non più strategico» -, perché sono stati i ricercatori a trovarci, manifestando l'intenzione di studiare il nostro lago».
L'iniziativa è stata presentata martedì 26 maggio nella sede della Regione a Udine, in un incontro dal sapore storico: per la prima volta, infatti, allo stesso tavolo - e per lo stesso obiettivo: salvare il lago di Cavazzo - si sono seduti i rappresentanti dei Comitati e i sindaci dei Comuni rivieraschi (Cavazzo Carnico, Trasaghis, Verzegnis e Bordano) che al tempo avevano dato il proprio avvallo al progetto di raddoppio della centrale (i primi tre firmando un atto); insieme a loro anche gli amministratori di Venzone e Gemona, del Consorzio Bim Tagliamento di Tolmezzo e delle due Comunità montane della Carnia e del Gemonese (e tra il pubblico anche una rappresentanza di Edipower), oltre agli esperti che presenteranno la campagna di rilievi in un'assemblea pubblica, giovedì 28 maggio, alle 20.30, al Centro sociale di Alesso (in un incontro promosso dal Comune di Trasaghis e dal Comitato di difesa e valorizzazione del lago).
La ricerca, dunque, si aggiunge, agli studi già effettuati in passato sia dai Comitati (uno firmato dall'ingegnere Dino Franzil e uno dal geologo Roberto Cella), sia dai Comuni rivieraschi (a cura dell'ingegnere Franco Garzon). Pagine e pagine di dati e analisi che, portando ad una stessa conclusione, avevano fatto scattare l'allarme: al posto del magnifico specchio d'acqua, nel giro di un centinaio di anni, se si continua così, ci sarà una grigia palude. Causata dal continuo scarico della centrale direttamente nel lago.
A tal proposito, proprio per voce dei Comitati, già da tempo è stata avanzata la proposta di un progetto per intubare lo scarico, bypassando il lago, e portandolo direttamente nel canale Leale. Una possibilità - il cui obiettivo è quello di recuperare le condizioni di naturalità del lago -, ora al vaglio della Regione, che ha dato l'ok ad uno studio di fattibilità, dopo aver inserito il lago di Cavazzo nel Piano regionale di tutela delle acque.
Monika Pascolo
(ha collaborato Maira Trevisan)
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