Emi Picco ci ha mandato ieri una riflessione che nasce da un tema spesso dibattuto sul Blog, i rapporti tra le origini della "fieste dai muarts" e la recente commercializzazione (banalizzazione?) della stessa. L'analisi di Emi si allarga a ricostruzioni storiche e considerazioni sociologiche.
Oggi è S,Martino e, siccome fuori sta diluviando, sono andato a farmi un giro tra i vecchi commenti e argomenti del blog. Mi sono soffermato su quello riguardante la notte dei morti , e li mi sono partite alcune considerazioni .
La notte dei morti è una "usanza " celtica che veniva, e forse viene, rispettata anche nella nostra zona e in Carnia. In quella sera veniva preparata una bella polenta e messa sul tavolo con companatico, e riempiti i secchi d'acqua per i morti che tornavano a visitare casa loro.Mio padre per tanti anni ha lasciato sul S Simeone i secchi pieni d'acqua per questo motivo, fino alla domenica dopo questa data. Era ed è una bella usanza ..finchè non sono arrivati gli americani ,che con la loro filosofia e modo di vivere, hanno distrutto e commercializzato tutto quanto.
Qui entro nel nocciolo dell'argomento ... a Trieste nel 1919, passate le grandi feste e il fervore patriottico che avevano caratterizzato la liberazione della città dalla tirannide "austroungarica " , la gente era solita dire a riguardo degli italiani "Maladeta quela barca ,che ga portà qua quela genìa" .. Poi in Svizzera ho conosciuto un ex soldato della grande guerra , che era stato tra i primi ad entrare nell'agosto 1916 a Gorizia..e siccome erano affamati ,come primo lavoro hanno rubato tutte le galline "presenti " ancora in città..
Queste sono testimonianze che la retorica della Vittoria ed il tempo hanno fatto sparire .. lasciando posto a streghe , scheletri,vestiti horror tanto cari agli americani. disposti a tutto pur di imporre il loro modo di vivere..
"Maladeta quela barca che ga portà qua quela genìa".
Mandi da Emi
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