In una lettera al Messaggero Veneto, Giorgio Deotto (il poeta carnico - udinese per tanti anni animatore delle annuali commemorazioni al cippo di Ottavio Bottecchia, a Peonis) lamenta che il Giro d'Italia abbia perso una grande occasione, quella di ricordare il 90mo anniversario della morte del grande campione, transitando accanto al cippo che ricorda il luogo del tragico incidente occorso nel giugno del 1927.
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Il Giro si è dimenticato di Ottavio Bottecchia
Pregiatissimo direttore, la grande giostra multicolore del Giro d'Italia, edizione numero cento - che quest'anno vuole ricordare Marco Pantani - che ha toccato anche il Friuli, snobba o dimentica invece i novanta anni dalla morte di Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924 e concedere il bis l'anno successivo, mandando in delirio tutta l'Europa sportiva di allora.Sarebbe bastato solo che la carovana, oltrepassato il Tagliamento, invece di dirigersi verso la salita per Sella Chianzutan avesse girato a sinistra, imboccando la strada del Lago di Cavazzo e quindi quella che lambisceTrasaghis- Peonis -Cornino, là dove un cippo ricorda Bottecchia, proprio dove anche lui, sempre per quel maledetto tragico destino sovente più forte del cuore, in quel luogo è caduto per il 3 giugno 1927, per poi spirare il dodici giorni dopo, il 15, all'ospedale di Gemona. Non può essere che una carovana ciclistica d'importanza nazionale non sia transitata da quelle parti per omaggiare il grande campione, carrettiere,bersagliere ciclista nella Grande guerra, medagliato al valor militare, emigrante muratore in terra francese dove tanto tempo prima di lui visse il grande Blaise Pascal.Ma Ottavio Bottecchia e la sua leggenda vivono oltre il mito. E questi se ne vanno da altre parti.
Giorgio Deotto, Udine
(Messaggero Veneto, 27 maggio 2017)
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