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“La Carnia
da bere”
Noi dei comitati abbiamo combattuto per anni contro l’accentramento del servizio idrico, alla fine abbiamo perso. Ma non siamo vinti.
Con tutti i
mezzi leciti abbiamo cercato di convincere gli amministratori che le loro scelte
politiche di gestione dell’acqua dei
rubinetti erano sbagliate, dimostrando con cifre alla mano che la gestione centralizzata
di Carniacque sarebbe stata insostenibile.
La politica
e gli amministratori comunali hanno
snobbato i comitati, hanno proseguito -
imperterriti a capo chino - la loro corsa
verso l’accentramento ed alla fine…. hanno sbattuto il muso nel muro di 5 milioni di debiti di Carniacque, come da
noi previsto.
Non contenta,
la politica regionale ha partorito un’ideona, servilmente accolta dai sindaci della montagna, che avrebbe definitivamente
risolto i problemi di gestione ed investimenti.
Qual è questa genialata? Cedere
la gestione al CAFC di Udine che, assumendosi anche i debiti, a sua volta li spalmerà
sulle bollette. I debiti di Carniacque
dovrebbero pagarli non gli utenti, ma la Regione e tutti quegli amministratori
che hanno voluto ed amministrato Carniacque.
Tutto questo,
con la promessa ( da marinaio) che, i servizi miglioreranno e le bollette nel
tempo saranno calmierate. Sembra la copia di Alitalia: vi ricordate i sette
miliardi che abbiamo pagato per risanarla? Ora è in liquidazione.
Il risultato
di tutto questo rimescolamento, accorpamento, fusione che produce ? Chi ha il
coraggio di dimostrare che il servizio è migliore? ( vedi fresco, fresco il
caso della perdita di via Val di Gorto a Tolmezzo). Solo ora gli amministratori di minoranza di
quel Comune criticano. Bravi ! Ma anche loro
sono stati e sono centralizzatori.
Attendiamo
con ansia la prima bolletta del Cafc per constatare la buona novella.
Questo in
estrema sintesi , perché i particolari sono noti e non è il caso di ripeterli:
Carniacque è servita a traghettare l’acqua della montagna nel Cafc spa udinese,
che a sua volta la traghetterà nella potente multiutility bolognese Hera, già operante a Tolmezzo, dove le bollette gas
sono intestate “Amga-Hera”. Morale: si
sono bevuti la Carnia!
Dopo quanto
accaduto che possono fare ora i comitati
? Continuare la mobilitazione per il
decentramento, per la restituzione del servizio idrico in montagna ai Comuni
singoli o associati per vallata, per castigare gli accentratori alle prossime
elezioni sperando di avere un’alternativa,
per una politica non di emergenza
ma di programma, che produca una legislazione organica nazionale e regionale per la montagna (l’ultima è del 1971!).
Intanto la
montagna agonizza, perde non solo l’acqua del rubinetto dopo aver perso quella
finita nelle turbine ad arricchire le
altrui tasche, ma anche autonomia, potere, servizi, risorse umane costrette ad
andarsene, mentre si spendono miliardi per progetti faraonici,( vedi la terza
corsia) per aumentare il traffico di autotreni ed inquinare, cementificare, consumare
suolo, realizzare elettrodotti-mostri. Per beneficio di chi? Dei soliti
potenti! Intanto noi Cittadini o
sudditi, come diceva il grande Totò: “e
io paagoo”!
Un tal Karl
Marx già nel 1867 con un aforisma
diceva: “ Il capitale trasforma la dignità umana in merce di scambio”.
Purtroppo aveva ragione.
Carnia, 12
maggio 2017
Antonino Galassi, comitato “Acqua Libera”, Paluzza.
Ira Conti, Comitato “Per altre strade”, Val Tagliamento.
Franceschino Barazzutti, Comitato tutela
acque del bacino montano del Tagliamento”, Tolmezzo. Paolo Querini, Comitato Val Degano, Ovaro.
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