I rondoni sono spariti dal Friuli
Le case costruite dopo il sisma non favoriscono la loro presenza.
Il terremoto del 1976 è stato fatale per i rondoni, diventati, da allora, una specie a rischio estinzione. La ricostruzione ha spazzato via gli angoli più suggestivi dove andavano a nidificare e anno dopo anno si contano sempre meno esemplari. Ecco perché, ieri, ad Artegna, Arduino Candolini, un volontario del circolo Legambiente della pedemontana e del gemonese, con l’aiuto dei Vigili del fuoco, ha installato una decina di nidi artificiali, uno anche sulla finestra della sala consiliare.
«I rondoni nidificano nelle crepe dei muri, sotto le tegole e sotto le coperture degli edifici storici. Tutti angoli spariti dopo il terremoto. Anche i palazzi rimasti in piedi sono stati ristrutturati e non presentano più le caratteristiche di prima», spiega Candolini che da tempo si batte per riportare i rondoni in Friuli. Il volontario ha effettuato un monitoraggio delle coppie presenti e la mappa conferma quanto questa specie abbia bisogno di aiuto.
«A Cavazzo Carnico si contano tre, al massimo quattro coppie, due a Interneppo e una decina a Gemona. A Cesclans, Mena, Somplago, Bordano, Alesso, Avasinis, Trasaghis e Braulins, invece, sono completamente spariti». Quarant’anni fa a Interneppo, ma questo è solo un esempio, c’erano almeno 50 coppie di rondoni.
Di fronte a questa situazione, l’appello del volontario di Legambiente non può che essere: «Dateci una mano a installare i nidi artificiali. Devono essere collocati in edifici alti almeno tre metri oppure fissati alle canne fumarie».
Sempre Candolini ricorda che i rondoni sono «uccelli particolarmente dotati per il volo. Nei loro caroselli serali raggiungono anche i 200 chilometri orari. Si nutrono, dormono e si accoppiano in volo. Si posano a terra solo per covare e accudire i piccoli». In Friuli arrivano a fine maggio e se ne vanno a inizio autunno.
Non a caso, ieri, nel corso della Festa di primavera, il volontario di Legambiente ha avviato una vera e propria campagna per favorire l’accoppiamento dei rondoni. Ma soprattutto il loro ritorno nei luoghi dove un tempo li vedevamo volare numerosi. A favorire l’allontanamento dei rondoni, oltre al terremoto e alla ricostruzione delle case, ora sono anche i cambiamenti climatici che stanno mettendo a rischio diverse specie animali. Non solo perché l’aumento delle temperature incide pure su alcune specie arboree da sempre presenti nei nostri boschi.
(Messaggero Veneto, 2 maggio 2007)
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Sabato eravamo sul monte Cuar e posso confermare di aver visto volteggiare sopra di noi tanti bei rondoni, uno spettacolo!
RispondiEliminaCerto, volano in alto, molto più in alto delle rondini e dei balestrucci. Per procurare il cibo ai loro piccoli, compiono molti chilometri fino alla fine della bolla temporalesca alla ricerca di insetti. Oggi per vederli bisogna salire sino al Cuar; prima del 76 bastava sostare nelle ore serali sui piazzali delle chiese.
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