Una "rilettura" di quell'evento viene offerta dall' Associazione Comuni Terremotati e Sindaci della Ricostruzione del Friuli e dalla Associazione Consiglieri Regionali che analizzano il senso di quella che fu l'esperienza del dopo-terremoto e delle linee-guida che guidarono la ricostruzione. E' un documento corposo ma che vale la pena di leggere con attenzione per capire il senso del "modello-Friuli" e per comprendere se esso può essere ancora applicato in situazioni diverse. (A&D)
-----------------
RICOSTRUZIONE DEL FRIULI:
RIFLESSIONI E PROPOSTE
PREMESSA
Nel
40° anniversario del tremendo terremoto che ha devastato nel 1976 il Friuli,
seminando lutti e rovine, diverse sono state le iniziative per ricordare quella
tragedia, la conseguente emergenza, la ricostruzione delle località colpite.
Iniziative
doverose per ricordare le vittime di quella catastrofe, per ringraziare quanti,
e sono tanti, hanno dato il loro apporto dando vita ad un grande movimento di
solidarietà verso di noi, per evidenziare le scelte compiute onde far sì che il
Friuli rinascesse.
Quelle
scelte, che nel loro insieme formano il cosiddetto Modello Friuli, fanno
capo e riferimento ad una scelta madre, sancita nel Decreto-Legge 13 maggio
1976 n. 227: lo Stato delega l'opera di ricostruzione alla Regione con
facoltà di quest'ultima di avvalersi pure degli Enti Locali.
Vale
la pena di ribadire ancora una volta che il ricorso all'istituto della delega
da parte dello Stato fu una autentica novità poiché prima di allora era
lo Stato stesso ad intervenire direttamente.
Quella
delega è stata realizzata con impegno e con alto senso di
responsabilità da parte di tutti gli enti delegati.
Il
che ha consentito di concludere positivamente la ricostruzione nonostante essa
si sia rivelata complicata, complessa, carica di problemi di diverso genere; ricostruzione
portata avanti in tutto il suo dispiegarsi con determinazione, con metodi in
alcuni casi innovativi sul piano tecnico, amministrativo, gestionale in genere,
con partecipazione, con trasparenza.
Un
elemento di fondo va evidenziato ed è quello della mobilitazione unitaria
di tutte le energie politiche, istituzionali, religiose, sindacali,
professionali, produttive, associative in genere per un obiettivo che tutte
hanno sentito proprio: la rinascita del Friuli, risultato di un processo
di democrazia diffusa.
Non
è certo facile unire tutte le forze, anzi, è assai difficile.
Qui
però ci siamo riusciti, sicché la ricostruzione, giustamente, va ascritta a merito
di tutti.
Questa
unitarietà di intenti e di azione è uno dei più belli esempi che la generazione
che ha fatto la ricostruzione trasmette alle generazioni di domani.
I
ricordi, la memoria, il dolore, la gratitudine sono sentimenti nobilissimi e
giusti ma non ci aiutano a vincere le sfide del presente.
Affinché
la ricostruzione, pur nella sua grande positività, non rimanga circoscritta
nel ieri occorre trarre da essa “indicazioni” per il futuro, cogliendo
almeno taluno degli insegnamenti che da quella esperienza promanano.
L'Associazione
tra i Consiglieri regionali e l'Associazione dei Comuni terremotati e Sindaci
della ricostruzione del Friuli avvertono l'esigenza che la “memoria” non si
esaurisca nel solo, seppur importante, ricordo ma costituisca occasione di
riflessione su grandi tematiche che, grazie alla esperienza trascorsa, possano
essere affrontate attingendo al bagaglio delle conoscenze maturate.
Entrambe
le Associazioni auspicano fermamente che tale riflessione abbia a svilupparsi
fin dalla nuova ricorrenza ed a tal fine mettono a disposizione un proprio
contributo anche se non certo esaustivo.
INDICAZIONI CHE EMERGONO DALLA
RICOSTRUZIONE IN FRIULI
Le
indicazioni sono diverse vuoi generali, vuoi settoriali.
Meritano
particolare evidenziazione:
1.
Il
dovere di conservare la memoria di quella esperienza e di trasmetterla, almeno
in termini di valori, alle nuove generazioni. A tale scopo la Regione in primis dovrebbe dare sostegno e
supporto a quanto di valido può e potrà essere finalizzato alla conoscenza ed
allo studio del Modello Friuli.
La
messa in sicurezza, la catalogazione, la messa in rete degli atti della
ricostruzione è opera meritoria anche al fine di fornire concreti elementi di
analisi e di studio a coloro che nel tempo vorranno occuparsi di essa.
2.
È
opportuno che “emergenza” e “ricostruzione”, seppur collegate, siano
considerate fasi distinte: l'emergenza
deve affrontare i problemi, e sono diversi, di “pronto soccorso” e di “messa in
sicurezza”; la ricostruzione deve occuparsi del “futuro” delle comunità
colpite.
3.
Per
la ricostruzione non si proceda con iniziative e progetti calati dall'alto
anche se tecnicamente validi, ma ci sia il confronto costruttivo con le
popolazioni interessate,
ricercando sostanziale condivisione senza la quale potrebbe risultare arduo o
comunque irto di difficoltà il cammino realizzativo.
4.
Emergenza
e ricostruzione sono fatti “straordinari” per complessità e per l'urgenza del
fare: non è, pertanto, pensabile di operare secondo procedure ordinarie. Per le modalità e le procedure di
intervento la ricostruzione del Friuli può fornire un valido quadro di azioni
tecniche, amministrative e gestionali, alcune delle quali innovative ed
originali.
5.
La
ricostruzione non si limiti al mero “ripristino” degli immobili e delle opere
danneggiate o distrutte: il che significa che essa deve avvenire con finalità
di sviluppo. La
ricostruzione inoltre deve ispirarsi a delle scelte di fondo che in
Friuli sono state: ripristino dei paesi e quindi delle comunità in loco e dei
settori produttivi in via prioritaria.
6.
Tutti
gli interventi siano improntati alla massima trasparenza.
7.
L'esperienza
della ricostruzione del Friuli, intesa come modello originale, non rimanga fine
a se stessa, ma venga posta a disposizione di tutti. A tale scopo dovrebbe essere lo Stato a
recepire i punti di fondo dell'esperienza stessa attraverso un provvedimento
quadro cui poter far riferimento da subito al presentarsi di nuove calamità
in Italia, senza dover “pensare” ogni volta al cosa fare.
La Regione Friuli Venezia Giulia, che ha
vissuto direttamente la ricostruzione, dovrebbe rappresentare questa esigenza
agli organi dello Stato.
8.
Una
costante ed accorta “politica della spesa” non solo perché si tratta di fondi pubblici ma anche per non
lasciare insoddisfatte nel tempo le istanze di quanti, aventi titolo, sono i
più lenti a partire (di solito sono i più deboli): la ricostruzione in Friuli è
avvenuta, quanto all'intervento contributivo per la edilizia abitativa, nel
rispetto di “tetti”massimi di spesa.
9.
L'esigenza
di intervenire per la sicurezza sismica degli immobili.
È un tema che ritorna di attualità dopo il
recente sisma dell'Italia Centrale ma che, nella nostra Regione, si sostiene
fin da subito dopo il terremoto del 1976.
È un tema questo che, per la sua portata,
viene di seguito esposto con riguardo al territorio nazionale ed alla Regione
F.V.G.
SICUREZZA SISMICA DEGLI EDIFICI
Tema
di grande peso e portata posto che larga parte del territorio italiano è
classificato a rischio sismico ed è, come si sa, abbastanza frequentemente
soggetto a terremoti.
Bisognerebbe
decidere se rimanere in attesa di calamità di questo genere per intervenire
post col rischio di un più alto numero di vite umane perse e di danni ingenti
cui porre rimedio, o se realizzare interventi volti alla prevenzione che, pur
non dando sicurezza assoluta (essa dipende da fattori diversi compresa
l'intensità dell'eventuale sisma) gioverebbero al risparmio di vite ed al
contenimento dei danni.
È
il buon senso ad indicare la via degli interventi di prevenzione e quindi di
consolidamento statico degli immobili.
Poiché
questo specifico tema della sicurezza ha valenza generale, va chiesto allo
Stato un piano straordinario di interventi con riguardo, anche se secondo
graduazione e priorità, all'intero territorio sismico italiano.
Tale
piano nazionale:
a)
data
l'entità degli oneri da sostenere dovrà avere articolazione pluriennale
(30,40,50 anni) sviluppandosi però in tranche che abbiano continuità nel tempo
b)
ha
bisogno di procedure e disposizioni tecniche ed amministrative semplificate
c)
dovrà
stabilire che le opere di antisismicità sono obbligatorie non solo per
le nuove costruzioni ma anche per interventi su vecchi edifici quando si
dà corso sugli stessi a lavori di ristrutturazione o di manutenzione
straordinaria
d)
deve
implicare una attenta vigilanza/controllo tecnico affinché siano
osservate scrupolosamente da tutti gli operatori tutte le disposizioni al
riguardo
e)
deve prevedere
interventi agevolativi, vuoi fiscali, vuoi contributivi, a
favore dei cittadini che daranno corso alle opere di consolidamento statico
Il piano nazionale tornerebbe utile anche per il sostegno che esso
darebbe all'economia, in particolare al settore edilizio e suo indotto.
SICUREZZA SISMICA DEGLI EDIFICI NEL FRIULI
VENEZIA GIULIA
Nelle
zone terremotate del Friuli le riparazioni degli edifici danneggiati dal
sisma avvenute con i benefici della L.R. 30/1977 hanno contemplato anche
il consolidamento statico (opere A).
È fermamente auspicabile che ciò avvenga pure
nelle zone dell'Italia Centrale colpite dal sisma nel 2016.
A
tal fine può tornare utile l'utilizzo, per quanto possibile, delle tecnologie,
anche affinandole ulteriormente, usate in Friuli.
Gli
interventi di consolidamento statico fatti in Friuli post-sisma non coprono
compiutamente tutte le esigenze per cui il Friuli oggi è interessato a tali
opere:
a)
nelle
zone classificate a rischio sismico extra area terremotata
b)
nelle
zone già terremotate relativamente agli immobili che non sono stati oggetto di
intervento post-sisma ovvero oggetto di intervento di solo ripristino senza
consolidamento (L.R.
17/1976).
La Regione F.V.G., senza attendere il già auspicato piano nazionale
di cui sopra, dovrebbe, con mezzi propri, predisporre un proprio piano
regionale per le zone suddette, anche esso ad articolazione pluriennale.
Va
ricordato che, su delega statale (art. 3 legge 1 dicembre 1986 n. 879), la
Regione F.V.G. ha emanato la l.r. n. 30/1988 che prevede interventi di
adeguamento antisismico nei Comuni classificati disastrati dal sisma 1976 ed in
quelli a rischio sismico (ex grado S=12).
Quest'ultima
esperienza, opportunamente aggiornata, anche sul piano normativo, andrebbe
estesa all'intera area ora classificata sismica.
UN COSTRUTTIVO RAPPORTO TRA REGIONE ED
UNIVERSITÀ
Ai
fini del consolidamento statico degli immobili tornerebbe utile
l'attivazione di apposite ricerche scientifiche, con riguardo
all'articolato nostro compendio immobiliare ed in relazione alle diverse intensità
del sisma. L'Università di Udine, nata con la legge n. 546/1997 e con compiti
istituzionali anche di “servizio” al territorio, potrebbe essere investita del
problema, tenuto pure conto che essa, negli anni passati, ha avuto una
forte attenzione per i temi della sismicità. Tali ricerche potrebbero poi
tornare utili anche a livello nazionale.
UN NUOVO RAPPORTO REGIONE-AUTONOMIE LOCALI
La
ricostruzione del Friuli ha quale fondamento il rapporto
Stato-Regione-Autonomie Locali.
Tra
i tre livelli istituzionali c'è stata positiva collaborazione senza confusione
e senza conflittualità, pur in presenza di problemi immani e drammatici.
Positivo
e fruttuoso di risultati è stato il rapporto Regione-Autonomie Locali.
C'è
da chiedersi: se la delega Regione-Autonomie Locali ha funzionato in
frangenti straordinari, perché non dovrebbe funzionare in momenti per così dire
ordinari?
Va
allora ripensato il “modo d'essere” della Regione che dovrebbe riservare a
se stessa le funzioni legislativa, programmatoria, di indirizzo, delegando i
compiti gestionali al sistema delle autonomie.
Ciò
è possibile a statuto regionale vigente e quindi senza richiedere revisioni o
modifiche statutarie.
Un
siffatto nuovo rapporto Regione-Autonomie Locali, da attuare anche per comparti
di materie, gioverebbe alla valorizzazione dell'intero nostro sistema
istituzionale.
Una
tale scelta riformista, inoltre, costituirebbe un positivo utilizzo della
nostra specialità e potrebbe essere d'esempio per altre Regioni.
LA
DIVULGAZIONE DEL MODELLO FRIULI
Senza addentrarci in disquisizioni
sull’applicabilità o meno di questo modello ad altre situazioni dobbiamo interrogarci perché il ben riuscito
Modello Friuli di ricostruzione post sismica non abbia trovato, al di là delle
parole, applicazioni nei sismi successivi in Italia e tantomeno all’estero.
Il fatto che ogni terremoto e
ricostruzione abbiano proprie specificità derivanti dalle caratteristiche del
territorio, delle comunità che lo abitano, della realtà politica, istituzionale
e culturale locale non ci esime dall’esaminare quali nostre carenze abbiano
contribuito alla mancata divulgazione ed applicazione del nostro modello e dal
individuare le vie per superarle, poichè dobbiamo porci l’obiettivo di farlo
conoscere a livello nazionale ed internazionale attraverso i più vari
contatti. A tal fine:
1.
i
vari soggetti che si occupano di terremoto e di ricostruzione
(Università, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, OGS, Regione, Municipalità,
Associazione dei Consiglieri regionali, Associazione del Comuni terremotati e
sindaci della ricostruzione, Museo Tiere
Motus, Centro di Documentazione) devono
operare in questa direzione con
iniziative coordinate;
2.
Spente le tante scintillanti luci
temporanee del quarantennale, è e sarà
il Museo Tiere Motus l’unica realtà ad illuminare costantemente e
quotidianamente il terremoto e la ricostruzione del Friuli. Lo farà tanto
meglio assieme al Centro di
Documentazione sul terremoto e la ricostruzione, che conserva una ricchissima documentazione tra cui
tutte le schede di cui alla L.R. 17/1976 di ogni Comune ed è situato nello stesso palazzo Orgnani
Martina di Venzone. E’ da queste realtà
integrate che bisogna partire per la divulgazione del modello Friuli. In questi mesi il Museo è stato oggetto di diversi
interventi come il ripristino della sala multimediale, la creazione del
laboratorio didattico e il ripristino del riscaldamento in tutte le sale
espositive. A breve la struttura accoglierà l’imponente mole documentaria
digitale e cartacea dei progetti degli edifici recuperati ai sensi dell’art.8
della L.R. 30/1977. E’ auspicabile che, anche con la collaborazione dell’Associazione dei Consiglieri regionali,
pure la notevole documentazione relativa alla ricostruzione attualmente
conservata a Gradisca d’Isonzo venga collocata nel Centro di Documentazione. In tal modo il binomio Museo Tiere Motus
e Centro di Documentazione costituirebbe
un’importante struttura di riferimento
per la ricerca nelle varie discipline relative al terremoto ed alla
ricostruzione. Una struttura dalla quale dare una proiezione nazionale ed
internazionale al Modello Friuli di ricostruzione postsismica. Un rafforzamento in tal senso verrà
dall’Esercitazione Antisismica Internazionale ( Seismic Emergency Response Management – International Training School)
in programma a Portis di Venzone.
3.
Sta all’intelligenza ed alla volontà
degli amministratori regionali sostenere politicamente e finanziariamente
questo percorso.
IL VALORE DELLA DEMOCRAZIA NELLA
RICOSTRUZIONE
Nella
ricostruzione la Democrazia si è espressa in tutte le forme possibili
sin dai comitati di tendopoli per poi incidere in tutte le fasi della rinascita
e si è manifestata grazie alla volontà del popolo friulano di decidere,
di contare, di scegliere, di controllare, di agire.
Una
Democrazia vera, viva, alimentata dal dibattito: era il tempo delle parole e
della parola.
La
partecipazione è stata favorita e stimolata dal decentramento e dal ruolo
affidato alle Amministrazioni locali: ciò ha consentito che tutto fosse
sotto gli occhi di tutti.
Nell'ambito
di questo processo democratico si sviluppò il grande ruolo della politica, dei
partiti, delle forme sociali e produttive, della Chiesa friulana: una rete di
protezione e di partecipazione sociale capace di ascoltare, di valorizzare
le idee, di fare sintesi, di orientare le scelte e le leggi.
Quell'epoca
seppe esprimere la migliore classe dirigente, rivelatasi all'altezza del grande
compito cui doveva provvedere come i risultati ottenuti ampiamente dimostrano;
una classe dirigente che ha saputo mantenersi ancorata ai valori che la
comunità del Friuli esprimeva.
Ora
bisogna ripartire ripristinando partecipazione e democrazia.
Il
sistema attuale basato sulla gerarchia dei capi non ha nulla a che vedere con
la sola metodologia che permette di vincere le grandi sfide: il coinvolgimento
della gente, che è stato, come è ben noto, elemento cardine della
ricostruzione.
Dobbiamo
interrompere lo spopolamento della democrazia.
È
ciò che ci chiede il tempo che ci tocca di vivere.
Questo
è un importante insegnamento, anzi la lezione, del 1976.
RIEPILOGO AZIONI CONCRETE DA COMPIERE
Quanto
esposto nel presente documento presuppone, per concretizzarsi, alcune azioni da
compiere.
La
Regione dovrebbe:
1.
rappresentare
allo Stato:
a) la opportunità che esso faccia
proprie le parti sostanziali del cosiddetto Modello Friuli e ciò con un
provvedimento quadro che valga da riferimento per il futuro nel caso di nuove
calamità sismiche in Italia
b) l'esigenza della messa in sicurezza
sismica degli immobili nelle zone classificate a rischio sismico, e ciò con
un piano pluriennale organico e specifico sulla base delle indicazioni
precedentemente date nel presente documento
2.
dotarsi
di un proprio piano pluriennale per la sicurezza sismica nelle aree ora sismiche per gli immobili non già consolidati a
seguito degli interventi post terremoto
3.
assumere
nel tempo iniziative volte a conservare la memoria della nostra esperienza
di ricostruzione per trasmettere alle nuove generazioni l'”anima” della
ricostruzione stessa
4.
dar
corso al trasferimento di funzioni di gestione, ora in capo a se stessa,
al sistema delle autonomie locali con provvedimenti legislativi organici
per materia, valorizzando così l'intero sistema istituzionale in Regione.
Associazione Comuni Terremotati e Sindaci
della Ricostruzione del Friuli
Associazione Consiglieri Regionali
Maggio 2017
------------------
Chi è arrivato fin qui può approfittare del Blog per esprimere quali siano le considerazioni emerse dalla lettura del documento ed il proprio parere sull'analisi proposta.
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.