Il Comitato “ Forra del torrente
Leale “ rilancia la sua battaglia a difesa del corso d’acqua, dopo il ricorso
della RenoWa, che vorrebbe sfruttarlo con una centralina. "Questo torrente
prealpino - afferma Claudio Polano, portavoce del Comitato - è un ambiente naturale
ancora intatto, di grande valore paesaggistico, naturalistico e ambientale. Un
ecosistema definito primordiale dai naturalisti, perché oltre alla presa
dell’acquedotto comunale e una briglia terminale, non ha altri impatti
antropici. Tant’è che nel mese di marzo scorso il Comitato Tecnico per i Parchi
e Riserve, aveva dato parere favorevole alla creazione di un biotopo sulla sua
asta". Questa prospettiva era stata caldeggiata, oltre che dall’omonimo
Comitato, anche in primis dalla Societas Herpetologica Italica, a seguito di approfonditi studi e
ricerche e pure con specifica delibera dal
Consiglio comunale di Trasaghis. Nell’area interessata infatti si trovano circa
una ventina di specie animali e vegetali a rischio di estinzione, inserite
negli allegati 2 e 4 della Direttiva europea 92/43/Cee, meglio conosciuta come
“Habitat“. In particolare il sito vede una consistente presenza di una delle
popolazioni italiane più importanti di Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), di Gambero d’acqua
dolce (Austropotamobius pallipes
italicus), censito in occasione del Progetto Rarity, un progetto europeo portato
avanti dall’Ente Tutela Pesca del FVG, di Trota Marmorata (Salmo marmoratus), sostenuta anni fa con opportune semine di
avannotti e novellame specifico, di Scazzone
(Cottus gobio) e di diverse specie di anfibi e altre specie animali e vegetali di grande
interesse naturalistico. Tutte specie che secondo i dettami della Direttiva, richiedono per loro la creazione o il mantenimento
di zone speciali di conservazione. "Risulta inoltre evidente - continua Polano - la portata esigua del
torrente e che pertanto il prelievo previsto dal progetto, proprio a monte della
forra, è assolutamente incompatibile con la conservazione dell’attuale
ecosistema fluviale a valle. Ciò nonostante anche in attuazione del ventilato
rilascio del deflusso minimo vitale. Fra l’altro sono ormai passati cinque anni
dalla V.I.A iniziale, nel frattempo sono state emanate nuove normative a
riguardo e per legge la stessa dovrà essere ripetuta. Comunque noi pensiamo che
il Leale nel suo tratto montano non dovrebbe subire captazioni idroelettriche,
bensì iniziative di conoscenza, conservazione e di valorizzazione delle
condizioni ambientali di questo prezioso territorio. Pertanto - conclude Polano - speriamo che l’ufficio regionale competente bocci questa richiesta di
derivazione, incompatibile nel sito previsto
dal progetto, segnalando che la distruzione di un sito riproduttivo di una
specie protetta dalla Habitat, potrebbe innescare una salata procedura di
infrazione a carico di chi l’ha concessa".
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