Anche Maria Rodaro se ne è andata. Per tanti anni, per tante persone, Mariuta ha rappresentato l'immagine diretta della strage di Avasinis, per la lucidità e la decisione con le quali ha rievocato il dramma personale di una ragazza che si è vista strappar via crudelmente la madre e la sorellina. Una vicenda familiare, dunque, che spesso è diventata l'emblema del dolore di un paese.
Durante le riprese del video "Tatort Avasinis" |
Maria ha raccontato tante volte quelle drammatiche ore: la sua narrazione è stata pubblicata tra le testimonianze a corredo del diario di don Zossi, nei libri di P.A. Carnier e B. Ghigi, ha rilasciato interviste video diffuse in "Tatort Avasinis" e "Avasinis luogo della memoria"...
Sempre con piglio deciso, raccontava lucidamente all'interlocutore quella drammatica esperienza che aveva segnato la sua vita, cercando di controllare la commozione per offrire quanti più dettagli fosse possibile per far comprendere a chi ascoltava il dolore che aveva avvolto il paese durante quella giornata.
L'immagine che può forse ricordarla meglio è quella che la vede parlare a un gruppo di studenti di un istituto trentino venuti ad Avasinis a studiare le drammatiche vicende del Novecento: attenti, in religioso silenzio, ascoltavano il lucido racconto di una giovinezza strappata.
Mandi, Mariuta!
Pieri Stefanutti
Con gli studenti trentini |
(da http://blog.libero.it/2diMaj/13290545.html, con integrazione documentazione fotografica)
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Ecco quanto raccontava Maria Rodaro nel 2005:
DOV'ERA IL MATTINO DELLA STRAGE?
Ero in paese. Stavamo per prendere il sentiero per andare in montagna ma poi mia madre, con mia sorella piccola, non ha voluto e siamo tornate a casa.
DA DOVE SONO ARRIVATI?
Sono comparsi all'improvviso in paese, sparando all'impazzata. I Partigiani erano sopra al cimitero a cercare di fermarli, ma con delle armi insufficienti.
Il partigiano che é rimasto ferito lo avevano portato prima in un'altra casa in cima al paese, ma lí non hanno voluto tenerlo e lo hanno portato poi a casa sua.
I PARTIGIANI HANNO DUNQUE CERCATO DI CONTRASTARLI...
I tedeschi sparavano dalla montagna sopra Trasaghis, i partigiani rispondevano da sopra il Cimitero. Ma le armi che avevano erano poche. I colpi di mortaio sono arrivati in paese, ma le armi dei partigiani hanno fatto ben poco... avevano un armamento da miseria.
E POI...
Una mia amica mi ha chiamato per andare a vedere di una donna anziana che stava piangendo: era la suocera di un partigiano ferito [Ugo Pizzato]. Mia madre mi ha dato il permesso di andare raccomandandomi di tornare presto.
Siamo andati dalla donna e abbiamo cercato di darle coraggio.
Al ritorno, lungo una strada stretta, io procedevo senza paura quando la mia amica mi ha tirata per un vestito: ci siamo accovacciate e nascoste. I soldati stavano arrivando coi fucili puntati ed avevano iniziato ad uccidere in piazza. Siamo tornate indietro e siamo andate a nasconderci in un solaio, dove siamo rimaste nascoste a lungo, piangendo e pregando.
Si sentivano gli spari ed il rumore degli scarponi dei soldati... Per fortuna non sono entrati lì: c'era proprio uno dei partigiani che stavano cercando!
Siamo rimasti lì per tutto il giorno e alla sera, verso le 6-7, cominciavamo a vedere delle persone scendere dalla montagna, tutte impaurite. Dalla finestrella del solaio abbiamo visto che i soldati le prendevano e le portavano in una casa in cima al paese, dove avevano fatto una sorta di prigione.
Non sapevamo se dovevamo andarci anche noi due, poi abbiamo deciso per il sì e siamo uscite. Appena ci hanno viste, le sentinelle si sono avvicinate, ci hanno prese e portate su, dove c'erano già una ventina di persone rinchiuse.
Avevamo fame e sete ma io, soprattutto, ero preoccupata per mia madre, che era rimasta da sola. Una donna, prigioniera come me, si é lasciata scappare che a mia madre era successo qualcosa di brutto, ma io speravo di no.
Ho pregato un giovane soldato di accompagnarmi a vedere da mia madre e lui ha acconsentito.
Sono entrata subito a vedere se era nascosta in solaio e in camera, ma non c'era nessuno.
Ho chiesto al soldato, fermo sulla porta della cucina, se mia madre fosse là dentro, ma lui ha risposto di no ed ha chiuso la porta.
Mi ha riaccompagnata in prigione, ma io non ero tranquilla.
Così, dopo che c'era stato il cambio delle sentinelle, ho convinto un altro soldato a riaccompagnarmi. Sono entrata in cucina e le ho trovate, uccise: mia madre e mia sorella erano state uccise lí, in cucina, per terra era pieno di sangue.
Ho iniziato a piangere e a urlare: subito sono accorsi 5-6 soldati coi fucili puntati. Meno male che il soldato che mi accompagnava li ha allontanati tutti, urlando "Fertig kaputt!".
Mi ha riaccompagnato nella prigione, voleva darmi dei cioccolatini ma io li rifiutavo e continuavo a piangere.
Poi ci hanno detto che potevamo tornare a dormire a casa nostra, ma io non ho voluto. Mia madre e mia sorella però non erano più là! Infatti, prima ancora, quando eravamo in prigione, i soldati avevano iniziato a coprire tutte le finestre. Avevamo paura che ci uccidessero tutti... Io e la mia amica abbiamo sbirciato e abbiamo visto i carretti con i corpi delle vittime portati via dai soldati nelle rogge fuori dal paese.
Prima di uscire da quella casa abbiamo sentito arrivare un cavallo al galoppo. Cercavamo di vedere ma non riuscivamo a scorgere nessuno; abbiamo solo sentito a dire "Fertig Kaputt!". Alcune donne mi hanno detto poi che si trattava di un soldato su un cavallo bianco, quello che ha fatto fermare tutto.
QUELLI CHE HANNO UCCISO ERANO SOLO TEDESCHI?
Erano delle SS, ma fra loro si sentiva a parlare anche in friulano. Parlottavano fra di loro, sottovoce, ma anche in italiano e friulano.
POI SI SONO ANCHE RIPRESENTATI IN PAESE...
No, non erano in paese, ma in campagna. Lì sono stati riconosciuti dalla gente di Avasinis. Li hanno portati in piazza... Ho visto un uomo, cui avevano ucciso la nuora coi bambini.... non aveva ragione a fare quello che ha fatto? Cosa fareste se vi uccidessero i vostri familiari? Io giustifico quello che é stato fatto. Sarà stato un peccato comune, ma non avevamo iniziato noi, abbiamo risposto a quello che ci é stato fatto.
Ho detto anche al prete : se avessero ucciso la sua famiglia si sarebbe comportato anche lui così. Ma via: uccidere dei bambini! Cosa avevano fatto di male? Mia sorella aveva due anni: che responsabilità poteva avere avuto?
COSA DIREBBE SE POTESSE PARLARE CON GLI AUTORI DELLA STRAGE?
Solo che la mia famiglia é stata rovinata per sempre... che io non ho mai potuto contare sull'appoggio e la confidenza di una madre, sull'affetto di una sorella... E mio padre? I medici hanno detto che é morto d'infarto. Ma se ne é andato per il dolore, per i lutti della guerra!
Non fate guerre, non fate più guerre, che ci rimettono gli innocenti...
(Intervista del 2005 a cura di Renata Piazza e Walter Rodaro - ampi stralci dell'intervista sono riprodotti nel video "Avasinis, luogo della memoria" di Dino Ariis (Comune di Trasaghis, 2006)
Mariuta e la Mina al monumento |
Mandi Mariuta e sprint che di lasu' tu podias dî la tô e conosi la veretât su chesta brutisima storia dai nestis país.
RispondiEliminad.
Jim G. Tobias, il regista che ha diretto il video "Tatort Avasinis", saputo della scomparsa di Maria Rodaro, ha commentato: "Very sad news. May she rest in peace!" (Notizia molto triste. Possa riposare in pace!)
RispondiEliminaMariuta, R.I.P.
RispondiEliminaAnna