Ogni giorno si discute e si sentono nuove valutazioni sulle prospettive legate alla applicazione della riforma sanitaria nell'Alto Friuli. Le ultime proteste sono state ricordate anche in un articolo dell'ultimo numero del foglio informativo "Ladins dal Friûl" (il n. 3 del mese di marzo), appena uscito: "la proteste di Cividât e je tornade a spostâsi a Glemone. Cheste volte a fâ sustâ la int e je stade la decision di ridusi il servizi di mamografie al San Michêl. Lis feminis dal Comitât de Cicogne, che intai agns a àn puartadis indenant cetantis batais in difese dal lôr ospedâl, tocjadis in maniere direte de riduzion di un servizi cetant impuartant, a àn metût in vore une iniziative verementri uniche. A jerin di pôc passadis lis nûf di buinore di lunis, doi di Fevrâr, cuant che si son presentadis in file, tignint ben tindût un fîl dulà che a jerin stât pontâts desenis di rezipets, simbul de feminilitât che si vûl travuardâ ancje graziis a un servizi di prevenzion tant impuartant come che al è chel de mamografie.
Il grup, metût adun di sioris di ogni etât, uns cuindis in dut, al à traviersât strade dal Batifier e si è fermât denant dal strisson “L’ospedâl no si lu tocje”, po il grup al à traviersât il plaçâl dal ospedâl e in cidin al è jentrât dilunc il coredôr che al puarte in radiologjie, compagnât des cjaladis smaraveadis, ma ancje divertidis, de int e dai infermîrs. Rivadis in repart, lis feminis àn metût in mostre la rieste dal rezipets e altris strissons preparâts pe ocasion, po cualchi fotografie, cualchi batude e a son tornadis a vignî fûr sul plaçâl, dulà che un vint glaçât nol invidave dal sigûr a restâ al viert. E je finide cussì la origjinâl contestazion dal grup de Cicogne, che al à volût mandâ un messaç clâr a chei di Triest: “la bataie dal sigûr no je finide culì”.
E dai Comitati sorti in difesa dell'Ospedale San Michele di Gemona riceviamo e pubblichiamo una nota di viva preoccupazione:
Negli ospedali hub "fin da subito" gli steward per l'accoglienza, nelle periferie si muore.
"I comitati chiedono di accedere alla bozza del piano di emergenze e di parteciparvi all'elaborazione, un piano che dovrà prevedere il mantenimento dei pronto soccorsi periferici e un'equa distribuzione delle risorse, in primis del personale medico di urgenza e infermieristico per garantire che fatti come quelli avvenuti a Cividale, non avvengano più. L'assessore Telesca afferma che la riforma non c'entra con i fatti di Cividale.
Noi però, non riusciamo a capire perchè la presidente e l'assessore riescano "fin da subito" (Ansa, 7 febbraio) a rafforzare il personale medico e infermieristico come al pronto soccorso di Udine (giustamente), attivando addirittura una seconda postazione di triage e invece non vi sia nemmeno il personale della seconda ambulanza (l'unica presente sul territorio in quel momento) a Cividale o che un'infermiere di urgenza debba "emigrare", in determinati casi, dal ps in medicina a Gemona del Friuli, creando delle situazioni a alto rischio per la sicurezza dei cittadini.
A Trieste o Udine, è previsto perfino uno "steward" al ps per indirizzare gli utenti, nelle periferie si muore. Mancanze di personale denunciate più volte dal sindacato e dai comitati, ma che non hanno avuto un minimo di attenzione. Servirà un'altra tragedia, perchè i vertici della giunta se ne rendano conto? Nel presidio gemonese, una sperimentazione partita a aprile ha tolto la seconda ambulanza di notte e di giorno, la seconda ambulanza viene usata per trasferimenti da Gemona e da Tolmezzo, lasciando scoperto spesso il territorio, quando la legge nazionale impone il tempo max di intervento in 8 minuti in area urbana e 20 extraurbana.
Consideriamo la Serracchiani e la Telesca responsabili politicamente di quanto successo e di una vera e propria devastazione della sanità: solo nel 2014, persi 300 posti (70% infermieri), con approvata una riforma che lascia un solo ospedale a nord di Udine. Devastazione senza precedenti alle periferie, dove, purtroppo, ci spiace dirlo, questa linea politica, con alte probabilità potrà concorrere a causare altre tragedie, mentre lo scorso 31 dicembre la Giunta regionale ha trovato il tempo e le risorse per abbassare retroattivamente gli obiettivi ai dirigenti sanitari,garantendone i premi. Auspichiamo che la Procura faccia luce sulla tragedia di Cividale e prenda in considerazione anche altre questioni legate alla riforma, come la chiusura del nosocomio di Gemona, l'unico ospedale costruito antisismico in Regione".
Coordinamento dei comitati a difesa dell'ospedale gemonese San Michele
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