"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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domenica 10 febbraio 2013

Paltans. Il fango di Sauris, il fango di Somplago

"Pesci morti, melma e acque scurissime: lo svuotamento della diga di Sauris preoccupa la vallata. Molti hanno accolto la notizia dell’inizio delle operazioni di svaso della diga del Lumiei come un’occasione per vedere il vecchio abitato sommerso dal lago.
L’operazione è stata presentata il 30 gennaio da Edipower come indispensabile per il corretto funzionamento della diga e per la sicurezza del territorio. Ma quello che si è visto nei giorni successivi è stato uno spettacolo impressionante: una preoccupante moria di pesci, l’incedere lento, nei primi giorni, lungo il corso d’acqua di una specie di “crema” e acque di color marrone scuro."
Così, nella cronaca del Messaggero Veneto dell'8 febbraio, lo sconcertante spettacolo (e le preoccupanti problematiche) derivanti dallo svuotamento del Lago di Sauris.

Franceschino Barazzutti, dopo un sopralluogo, ha prontamente associato e invitato alla riflessione sul paltàn sauràn e sul paltàn cjavacìn: le problematiche sul fango del lago di Sauris si riproporrebbero, probabilmente ampliate, per il Lago di cavazzo/Tre Comuni.


Sino agli anni ’50 sotto il ponte di Preone sempre scorrevano le acque limpide, pure, abbondanti del Tagliamento. Scorrevano, quasi cantando nel loro rumoreggiare, in rami che ora si dividevano ora si ricongiungevano in un felice gioco nell’ampio letto, che il fotografo-farmacista di Enemonzo Antonelli ben ritrasse. Dalla seconda metà degli anni ’50 sotto il ponte di Preone l’acqua scomparve rimasero solo i sassi e la ghiaia: un deserto.
   L’acqua  – tutta l’acqua del Tagliamento – se la sono portata via i potenti della Sade con la benedizione dei governanti romani e locali e la promessa di un radioso futuro per la Carnia, rivelatosi tanto fallace da concretizzarsi invece in un robusto flusso migratorio una volta finiti i lavori. Hanno sostituito l’ampio alveo del Tagliamento con 80 km di anguste e fredde gallerie convogliando in esse le sue acque , che hanno trasformato in kilowattore portati via, altrove, attraverso lunghi ed impattanti elettrodotti.
   Quei tantissimi kw li hanno venduti incassando una quantità enorme di denaro, facendo cadere l’obolo della carità nelle mani del Consorzio BIM.
   In questi giorni sotto il ponte di Preone è tornato a scorrere …. qualche cosa. E’ una cosa strana, mai vista prima, di colore scuro, densa da scorrere a fatica, non è acqua, no: è fango! E’ il fango accumulatosi nel bacino di Sauris, che Edipower ha deciso ed è stata autorizzata a rimuovere nel modo più vantaggioso per lei ma più dannoso per gli alvei e le falde a valle.
   Dopo aver tolto tutta l’acqua agli alvei a valle desertificandoli, ora Edipower restituisce loro non l’acqua, ma il fango! Ma che razza di fango è? Che cosa contiene? A noi “pigmei carnici” non è dato sapere!
   Edipower tratta il nostro territorio come una colonia di cui ha il dominio assoluto.  Ai suoi azionisti, la bresciana-milanese A2A, la torinese-genovese-emiliana Iren, la trentina Dolomiti Energia, la bolzanina Sel, della Carnia e del Friuli non interessa un bel niente tranne che sfruttare le nostre acque. La Carnia e il Friuli non interessa neppure ai Sindaci di Brescia, di Milano, di Torino, di Genova, di Parma, di Piacenza, di Reggio Emilia, ai Presidenti delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, tutti proprietari delle società azioniste di Edipower: a costoro – siano di sinistra o di destra – interessa solo che le loro municipalizzate facciano un redditizio business con le nostre acque.
    Ma questi sono “foresti”. Ciò che è ancora più grave ed inaccettabile è che i nostri “sorestanz” non si oppongano a questo uso coloniale del nostro territorio, pur disponendo di una statuto di Autonomia Speciale.
    C’è da chiedersi che ci sta a fare l’Ente Tutela Pesca, mantenuto dai pescatori, se riduce il tutto alla compensazione delle semine in un rapporto di vergognosa sudditanza verso i derivatori.
    C’è da chiedersi che ci sta a fare l’Assessorato Regionale all’Ambiente con i suoi strapagati dirigenti: chi e che cosa tutela?
    C’è da chiedersi che ci sta a fare la commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), formata da dirigenti regionali e tecnici – pure strapagati – se, forse su spinte politiche, danno “il via” ad interventi di dubbia compatibilità ambientale con la foglia di fico di “prescrizioni” non sempre credibili.
    Ora Edipower ed i nostri “sorestanz” ci regalano il fango dell’invaso di Sauris, poi ci regaleranno quello dell’invaso di Verzegnis. Così faciliteranno “il via” al pompaggio dal lago di Cavazzo dicendo che in quest’ultimo non affluiranno fanghi dai superiori bacini perché ripuliti. Fanghi che un tecnico di Edipower definisce “limo, un prodotto naturale legato al processo di disgelo dei ghiacciai”. Già, ghiacciai inesistenti in Carnia! Già, “prodotto naturale”che egli farebbe bene ad utilizzare nel suo giardino e non specare riversandolo negli alvei!
     Peccato per loro – e per il lago – che l’acqua sempre più o meno torbida, continuerà a portare comunque fango nel lago che in 105-120 anni sarà interrato, come dimostrato sia dalla perizia dell’ing. Garzon, incaricato dai Comuni favorevoli al pompaggio, sia dallo studio dell’ing. Franzil vicino ai Comitati   
     Infine una domandina semplice ad Edipower ed ai nostri governanti regionali e locali: l’enorme quantità di fango accumulatosi nel lago di Cavazzo in oltre 50 anni di funzionamento della centrale di Somplago chi e dove la smaltirà?

Franceschino Barazzutti

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