"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

lunedì 21 febbraio 2011

Eolico nostrano, verso la bocciatura? - VII

Il Gazzettino di domenica 20 febbraio ha dedicato un ampio articolo alle tematiche del rapporto tra ecologia ed energia, citando i casi della bocciatura del parco eolico di Trasaghis e del  dibattito in corso attorno al raddoppio della centrale di Somplago.

Anche l’ecologico può esser dannoso
di Umberto Sarcinelli
Il Gazzettino, Domenica 20 Febbraio 2011
Chi pianta un albero non sa se vi verrà impiccato", scrive Josè Saramago ne La Caverna. Paramentrando questa "pillola di saggezza" all’ambiente, cadono molti luoghi comuni, molte cose che sembrano sostenibili non lo sono, mentre altre, che appaiono negative, si possono rivelare benefiche.
      In Friuli Venezia Giulia questa situazione di rovesciamento di significati è molto attuale, come nel resto del pianeta.
      Prendiamo ad esempio l’energia eolica. Considerata una fonte alternativa non inquinante e economica, è molto diffusa nel nord Europa e in Spagna, ma il progetto di costruire cinque torri di 125 metri a 
Trasaghis è stato bocciato dall’Ispra, dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione, oltre che dal Wwf. Il motivo è stato indicato nella minaccia grave che rappresenta per una specie protetta e sensibile come il grifone, presente in un centinaio di esemplari nella vicinissima riserva naturale regionale del lago di Cornino, in comune di Forgaria nel Friuli. Dannoso, come hanno mostrato le ricerche e gli studi dell’Università di Udine, anche per le diverse specie di chirotteri (pipistrelli), per altre specie di uccelli. Inoltre le cinque torri previste disturbavano paesaggisticamente il territorio. In una regione come il Friuli Venezia Giulia che rappresenta uno dei nodi delle migrazioni dell’avifauna, gli impianti eolici diventano delle vere e proprio "affettatrici", provocando significative stragi. In Spagna hanno già sperimentato questo lato negativo degli impianti eolici.
      In questo caso il vantaggio di qualche chilowatt a basso costo viene annullato dal valore della fauna, del suo indotto e dalla qualità della vita.
      Ragionamento analogo si può fare per la risorsa acqua, di cui il Friuli Venezia Giulia è ricco. Negli anni 50-60 del secolo scorso la Carnia fu "prosciugata" per ricavare energia elettrica. Con opere di captazione "a gronda" si intercettarono quasi tutte le sorgenti e i torrenti per alimentare i bacini artificiali e quindi produrre energia con una fronte rinnovabile. Ma gli effetti sull’ambiente sono stati evidenti, a cominciare dal dissesto idrogeologico (il Vajont su tutti), dalle variazioni nel microlima (Il lago di Cavazzo) alla struttura e biologia dei corsi d’acqua, senza una portata minima garantita. L’idroelettrico, considerato "pulito" in effetti proprio ecologico non è. Dipende dai modi d’uso. In questo periodo si stanno studiando mini centraline idroelettriche rispettose dell’ambiente, che garantiscono la portata minima vitale, ma è difficile farle accettare, nonostante abbiano tutti i requisiti europei del caso.
      Viceversa pratiche che vengono accettate come compatibili provocano gravi danni. Per esempio la canoa fluviale, considerata ecologica, se praticata in ambienti sensibili, come le sponde dei fiumi, nei periodi della riproduzione degli uccelli acquatici possono portare un disturbo fatale per i nidi. Allo stesso modo l’arrampicata sportiva lungo le falesie nel periodo di nidificazione, per esempio, dei falchi pellegrini. Anche lo sci fuori pista è estremamente impattante sugli animali, molto di più di quello che si pratica negli impianti sciistici. In questi ultimi gli animali sono stati (ahimè) sfrattati dal disturbo e si rifugiano in zone più tranquille e isolate. Proprio quelle che interessano agli scialpinisti, agli escursionisti con le racchette da neve e con gli sci da fondo fuori pista. Caprioli, cervi, lepri bianche, mustelidi, già in difficoltà nella raccolta del cibo e per l’ambiente innevato vengono disturbati fino a provocarne la morte per stress o infarto.
      Molti animali hanno grandi capacità di adattamento all’ambiente, ma l’attività dell’uomo è talmente intensa e in crescendo che non permette nessuna forma di adeguamento. L’evoluzione culturale portata dall’uomo è molto più veloce di quella naturale. Ma questo vale anche per l’uomo.

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.