"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

martedì 8 gennaio 2019

"Obiettivo su Bordano & Interneppo" - 9 - L'ancone de Braide

L’Ancone de Braide: stralci di una piccola storia di campagna


Maine, incone, ancone: termini impossibili da non conoscere e da non prendere in considerazione per chi ha fatto della vita nei campi e nei fondi le proprie radici e il fondamento della propria esistenza; dunque un presupposto non proprio combaciante con la società attuale, nemmeno in quei contesti che una volta invece si ritrovavano in questa descrizione. Eppure e per fortuna questi piccoli manufatti del passato, troppo grandi per essere definiti semplici oggetti ma troppo piccoli per essere edifici, ancora punteggiano le campagne friulane e gli antichi passaggi sui versanti delle montagne. In italiano li troviamo anche come ancone, anche se di solito in riferimento alle controparti che vengono collocate nelle chiese, ma possiamo anche definirli come altarini o icone, nome che è anche il più simile al termine greco (“eicona”, ossia “immagine sacra”), poi passato al latino, da cui deriva il nostro ancone, che è quello che ci interessa. Se non dovesse essere ancora chiaro, queste piccolissime costruzioni erano frutto della religiosità dei nostri antenati, realizzate massimamente fino al secolo scorso (anche se ci sono alcuni rari casi del nuovo millennio), ma trovavano anche un’utilità pratica per coloro che si dovevano spostare per monti e valli e che riconoscevano in essi dei validi punti di riferimento, quasi come dei cartelli stradali. Paragone azzeccato se pensiamo anche che spesso si trovano non solo lungo sentieri o strade ma anche presso incroci. Inoltre potevano anche essere punto di sosta durante le rogazioni, che in pianura così come in ambienti montani e pedemontani per secoli hanno visto il succedersi di processioni, litanie, speranze invocate. Il Nuovo Pirona così le descrive: “Tabernacoletto, cappelletta aperta da un lato, o pilastro con un’immagine sacra, in nicchia, costruiti ai crocicchi delle strade, specialmente in campagna, per devozione o per riparo dei viandanti”. Il mito poi attribuisce l’erezione delle più antiche anconis su siti già occupati da tempietti pagani longobardi.

Anche il territorio di Bordano e Interneppo c’ha la sua bella collezione di anconette, o meglio, c’aveva, prima cioè che buona parte di esse andasse danneggiata o persa col terremoto del ’76 ma anche per semplice incuria nel corso dei decenni. Fortunatamente la memoria, mai del tutto svanita, ha permesso di fissare immagini e ricordi e di recuperare vecchi scatti anche in bianco e nero; gli studi sulla toponomastica hanno poi fatto il resto. Abbiamo insomma i mezzi per sapere dove si trovavano anche quelle scomparse. Come capita non proprio di rado dopo degli stravolgimenti, tanto più se dirompenti come i terremoti, ma anche per cause meno violente, alcuni elementi, in questo caso le ancone, solo apparentemente sembrano perduti, mentre invece hanno semplicemente cambiato ubicazione, scenario. Ma dopo questo non si potrebbe pensare a una falsificazione della storia? Beh, a tal riguardo io sono molto generoso in quanto reputo lo stesso spostamento parte della storia, e la storia non può essere mai falsa. È un po’ come quando ricostruiscono con nuovi materiali ma nelle stesse forme un edificio, solo che in questo caso è il contrario: l’anconetta è esattamente la stessa, ma se chiedessimo ad un antenato di altre epoche di andarla a cercare non la troverebbe nel luogo in cui era abituato a vederla. Mi sento dunque di tracciare un piccolo identikit storico-geografico proprio di un’anconetta di inizio ‘900 che ha trovato nuova casa, raccogliendo l’invito lanciato ormai nel lontano aprile 1986 sulla relativa uscita del periodico “Monte San Simeone” e col quale si stimolavano i lettori a fornire informazioni su questi piccoli templi della semplicità contadina. Parlo dell’Ancone de Braide

L’anconetta della Madonna col Bambino oggi, o meglio, in una mia foto del 2009. Uguale nelle linee all’originale, nonostante lo spostamento, con ancora dei bassorilievi molto lievi dai quali però si riesce a leggere “MCMIII”.
Oggi per chi si dirige da Bordano verso Pioverno è praticamente impossibile non notarla se si passa a piedi, ammenoché non si sia particolarmente di fretta; la sua posizione infatti cattura facilmente l’attenzione. Fa infatti bella mostra di sé, incastonata in un grazioso muretto di ciottoli, all’angolo tra Via Divisione Ariete e Via Pioverno, nell’estremità orientale dell’abitato di Bordano. Rientra nell’elenco di nove anconette le cui foto sono state riportate dall’articoletto della già citata uscita del periodico locale. Due di queste posseggono una nicchia che termina con un arco a sesto acuto, una di esse è la nostra. Pochissimi i blocchi di cui è composta: uno alla base, due per lato (quelli superiori naturalmente sono curvati) uno a rappresentare l’altare e in cui è incisa la data della sua creazione, l’ultima a noi nota perlomeno (1903), e infine quello in cui è stata scolpita molto grezzamente la Madonna col Bambino. Eppure è proprio l’essenzialità e la semplicità di queste testimonianze che le rende un elemento così armonioso e caratteristico degli agri e dei sentieri dei nostri vecchi paesi. L’ubicazione attuale secondo me non solo valorizza il piccolo manufatto, in quanto incorniciato da altri elementi lapidei e quindi materialmente in sintonia, ma contribuisce a ricordarci quel significato che un tempo era tanto prezioso, ossia quello di punto indicatore, trovandosi quasi in atteggiamento di saluto per coloro che stanno lasciando il paese per muoversi verso est.

Abbiamo però detto che lì ci finì in tempi relativamente recenti. Mio padre Oscar Rossi infatti mi ha svelato che la stessa in origine fu collocata in una braida di proprietà della famiglia di Giuseppe Colomba Bresse (1858-1931) e di Luigia Colomba Sualdut (1859-1939), genitori di Antonio Giacomo (1889-1921), a sua volta nonno materno di mio padre,  per poi finire nella posizione attuale dopo il terremoto, a causa della vendita del terreno nel 1983 da parte della madre di mio padre, Vilma Colomba (1920-2014), e della madre di quest'ultima, Maria Picco Briscjo (1890-1985), essendo all'epoca di loro proprietà. Proprio lì fu quindi edificata un'abitazione. 


Cartina topografica relativa alla conformazione del paese e della sua campagna prima del 1976. Il numero 11 sono le Braides, l’8 è il Pradón; il cerchio rosso indica la posizione della Braide d’Ancone e quindi dell’anconetta prima del terremoto, all’epoca ancora nel cuore della campagna, mentre quello blu è la posizione attuale, tra il Pradón e il Naréit, quest’ultimo macrotoponimo che identifica tutta la parte settentrionale della piana di Bordano. (foto ricavata dal libro di Costantini, vedi fonti)

Ma non fu un’operazione isolata, anzi praticamente tutto il settore orientale di Bordano (vale a dire l’area grossomodo delimitata da Viale Udine e dalle Vie Canada, Divisione Ariete, Pioverno e Venzone), oggi caratterizzato in particolare da singole villette, oltre che dalla fondamentale presenza della Casa delle Farfalle, e che una volta era parte consistente della tavella del paese, interrotta qua e là solo da qualche edificio isolato, si trovò dopo il sisma ad essere occupato dalla baraccopoli per i terremotati in un primo momento (a est dell’attuale Via Campo Sportivo in quanto era la parte più sgombra) e poi, quando la ricostruzione fisica e sociale del paese stava ormai trasformando per sempre il volto di Bordano, dal quartiere odierno, che ha spostato di circa 250 metri il confine urbano verso le grave del Tagliamento. Anche se in questo articolo non ci interessa nello specifico l’evoluzione della campagna a est di Bordano né tantomeno la formazione di questo nuovo ed esteso quartiere (esteso relativamente alle dimensioni assai esigue di un villaggio come Bordano ovviamente), è utile adesso dare un’occhiata alla precisa località che trovava nell’anconetta in questione il suo simbolo, in quanto solo così si può capire come fosse differente il contesto delle precedente ubicazione da quello attuale.
 
Foto non datata ma evidentemente scattata negli anni ’80, in quanto il paese è già ricostruito ma c’è ancora il quartiere di casette post-terremoto. La strada quasi perpendicolare al centro è Via Campo Sportivo, parte della vecchia Strade dal Pasc, e la prima casa in basso al centro e sulla sinistra della strada è proprio quella che fu edificata al posto della Braide d’Ancone. (foto ricavata dal libro di Costantini, vedi fonti)
Restringiamo il campo: la parte più esterna di questo quartiere, ossia i terreni a cavallo di Via Divisione Ariete e Via Canada, solo in parte urbanizzata ed anzi frammentata ancora in vari appezzamenti di boscaglia, di prati o di piccoli coltivi, è detta Braides (letteralmente “Braide”, che normalmente nel friulano standard sta a significare piccoli poderi recitanti, mentre a Bordano indica piuttosto campi e prati esterni all’abitato e dunque anche di una certa estensione), confinante a est con la Roe e con il Pradón, un’altra località agricola ancor’oggi e subito a sud-est del punto in cui si trova l’anconetta. “Braide”, essendo plurale, in realtà è un collettivo e quindi indica in vero non una singola località ma un insieme che genericamente può essere così denominato. Sappiamo infatti che la micro toponomastica agreste ha raggiunto livelli di precisione e puntigliosità notevoli se pensiamo che un tempo praticamente ogni campo, ogni terreno aveva il suo nome, poi tramandato o sostituito o proprio persosi nel tempo e nei carteggi. Uno di questi fondi in Braides (o Braidies, nel gergo bordanese locale) era la Braide d’Ancone; ed ecco dunque il palese riferimento alla nostra icona sacra. Il nostro appezzamento, come abbiamo detto, fu occupato pochi decenni fa da un fabbricato, oggi posto nell’ultimo tratto di Via Campo Sportivo, quasi all’angolo con Via Canada e quindi a due passi dalla Casa delle Farfalle. Il muro di cinta attuale corre su quello che una volta includeva l’anconetta.

Via Campo Sportivo, chiamata banalmente così in quanto conduce al campo da calcio della locale squadra del Bordano, altro non è che il primo tratto del ramo occidentale della romana Iulia Augusta una volta passato il Tagliamento a Ospedaletto. Anche se questa è tutta un’altra storia, in un certo senso valorizza l’esistenza dell’Ancone de Braide, in quanto, anche se in epoche del tutto diverse da quelle dei cesari, fu uno dei punti di riferimento lungo questa erede della citata fondamentale arteria dell’antichità in territorio friulano, a riprova di come queste piccole costruzioni non fossero collocate a caso ma in passaggi ben precisi. Dando un’occhiata al Catasto Austriaco del 1843, si noterà come la strada fosse denominata “Strada Comunale di Mezzo la Campagna” e che partiva da Plaçute, come la strada per Pioverno, e che quindi coincidesse con la prima parte della nostra Via Roma, oltre che appunto a buona parte di Via Campo Sportivo. Dico “buona parte” perché in effetti a un certo punto nella carta ottocentesca la strada vera e propria termina, anche se dei segni tratteggiati che continuano fino al Tagliamento (il cui alveo all’epoca era molto più prossimo al paese, arrivando a distare circa 150 metri dall’attuale campo sportivo verso il paese) fanno intendere che comunque un sentiero, forse reimpostato proprio sulla vecchia Iulia Augusta, doveva sempre esistere. In cartine più recenti, ma pre-terremoto, si intuisce l’intero percorso attuale con tanto di campo sportivo già aperto. Tornando alla denominazione di metà Ottocento, il termine “Campagna” ci ricorda che già a sud di Plaçute all’epoca il paese era sostanzialmente finito e che tutto quello che avremmo osservato fino alle grave del Tagliamento era una grande campagna attraversata proprio dalla strada su cui si affacciava l’anconetta. Ma il nome italiano sicuramente non era quello di uso popolare, che invece doveva essere Strade dal Pasc, come registrato dal Costantini. Il Pasc era una porzione della piana adibita a pascolo e che includeva anche il sito del municipio di oggi; proprio da qui la strada conduceva alle Braides. Insomma una grande distesa verde al cui centro spiccava la nostra anconetta. Braides in cui certamente si coltivava, mentre oggi la stessa zona è un mosaico di prati, giardini privati, piccole strisce a granoturco, qualche frutteto e tanta, troppa sterpaglia e giovani alberi.
 
Mappa con segnato il tracciato del ramo della Iulia Augusta che passava il Tagliamento, tagliava in due la piana di Bordano e poi continuava alle pendici del San Simeone, del Festa per poi arrivare in Carnia ed entrare in Austria attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. Come potete notare, la sovrapposizione con la Strade dal Pasc è praticamente assoluta. (foto ricavata dal libro curato dalla SFF, vedi fonti)
Un’osservazione che mi permetto di fare è la seguente. Con l’abitudine assai diffusa di denominare un terreno, soprattutto se in piano, con un nome proprio di persona, risulta interessante notare come invece in questo caso ad essere protagonista del toponimo sia proprio un’anconetta, una delle tante dopotutto; per esempio nell’elenco della toponomastica del Costantini su Bordano questo è l’unico riferimento toponimico circa le braide che non deriva da nome o soprannome. A maggior ragione, se proprio questa ancona e non un'altra ha lasciato l’impronta nel nome di una parte di campagna, è da considerarsi forse più importante di altre, almeno quando si trovava nella posizione originaria. Ma se questa Strade dal Pasc, oggi in parte Via Campo Sportivo, sostanzialmente ricalca la vecchia strada romana, e se queste anconette da sempre le avremmo trovate presso passaggi viari, anche e soprattutto di una certa rilevanza come questo, allora è possibile ed anzi probabile (sempre secondo me) che questa del 1903 non sia altro che l’ultima di una serie di icone, capitelli, tabernacoli e magari piccoli tempietti, come al tempo dei Longobardi, che nei secoli e nei millenni hanno ricordato ai viaggiatori la retta via. Certo, negli ultimi capitoli di storia bordanese sappiamo che in questo punto non si guadava il Tagliamento, in quanto già c’era l’attracco con le barche a Braulins (poi il ponte) e a Lassù da Roste, nella parte nord della piana di Bordano (vedi articolo apposito), ma è bello pensare che almeno in antichità qui, proprio qui al centro della nostra piana, un piccolo manufatto, con la sua non appariscenza, abbia quasi finto di ergersi a mo’ di erede di qualche ipotetico e più solenne sacello.

                                                        Enrico Rossi 

Fonti principali:

Libro "Bordan e Tarnep: nons di lûc", Enos Costantini, 1987
Libro “Bordan e Tarnep: nons di int”, Velia Stefanutti, 1988
Libro "Val dal Lâc", a cura della Società Filologica Friulana, 1987
Periodico "Monte San Simeone", aprile 1986

Testimonianze orali di Oscar Rossi

1 commento:

  1. Ottimo lavoro di ricerca e di divulgazione, ma la cosa che mi ha maggiormente colpito è la parte che ricorda la vecchia strada romana, si dice vecchia strada, ma in realtà era usata dalle pattuglie militari di stanza a Cavazzo fino agli anni 90 del secolo scorso. Questa variante della strada consolare Via Julia Augusta ( strada che collegava Aquileja al Norico) è tutt'ora percorribile e almeno fino sopra la galleria di Interneppo ora è chiamata" Il sentiero delle farfalle" per poi proseguire fino zona cimitero di Mena e palude Vuarbas, e per arrivare a Tolmezzo serve una barca e da li verso il Norico (ossia verso l'Austria etc.).La strada, la vecchia e originale Via Julia Augusta è rintracciabile fino a Monte Croce. Giovani se non sapete cosa fare, provate a documentarvi in merito affinché certe cose del passato non vadano dimenticate.Mandi

    RispondiElimina

Ogni opinione espressa attraverso il commento agli articoli è unicamente quella del suo autore, che conseguentemente si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione sul Blog "Alesso e Dintorni" del testo inviato.
OGNI COMMENTO, ANCHE NELLA CATEGORIA ANONIMO;, DEVE ESSERE FIRMATO IN CALCE, ALTRIMENTI NON SARà PUBBLICATO.
Grazie.