"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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domenica 5 maggio 2019

Obiettivo su Bordano e Interneppo - 10 - Il tasso nel Bordanese

Il tasso (Meles meles) in territorio bordanese tra mito, storie vere e toponomastica

Per quanto concerne l’animale simbolo delle attività pastorali passate del nostro territorio, la pecora, avevo già scritto qualcosa a riguardo, e ben prima di me anche Linda Picco. Ma con due monti che stringono questa nostra pedemontana, il San Simeone e il Naruvint, reclamerebbero un po’ di spazio anche quegli animali che, seppur selvatici, hanno stimolato, con le loro presenze spesso schive e poco nitide, racconti, alcune volte relativi ed esperienze vere e proprie, altre volte frutto dell’immaginazione dei nostri antenati. Si sa infatti che non c’è cultura che non abbia visto nelle anime della foresta il riflesso di inclinazioni ed emozioni umane, e così come al lupo (visto che pare sia ormai di nuovo realtà anche nelle montagne della Provincia) è conferito il ruolo di creatura malvagia e tenebrosa, così attorno ad altri esseri dei boschi si sono costruite storie talvolta anche bizzarre. Questa volta vorrei spendere un po’ di parole su uno dei più fugaci: il tasso.



 Su “il Piccolo” del 27 marzo 2017 è uscito un articolo con allegato un filmato proveniente da una video-trappola di un “non meglio precisato bosco” della Regione e in cui si nota una costante attività notturna. Siamo tra l’altro davanti alla tana e questo qui sopra è un frammento del video stesso. (fonte: https://video.ilpiccolo.gelocal.it/locale/la-notte-del-tasso-nelle-foreste-del-fvg/70739/71144?refresh_ce)
Il più grande tra i Mustelidi e onnivoro come un orso, il tasso non è in verità un animale raro, sono le sue abitudini a renderlo quasi inosservabile. Infatti, essendo notturno, comincia ad attivarsi al calar del sole; inoltre in inverno, anche se alle nostre latitudini gli inverni, poco rigidi, non lo inducono ad andare in un letargo vero e proprio, può ridurre di molto le proprie attività. È tuttavia molto territoriale, e per questo le tane sono utilizzate da una generazione all’altra anche per decenni. Per questo è quasi certo che i tassi che oggi si aggirano nei boschi attorno a Bordano e Interneppo siano i discendenti dei protagonisti di racconti e fiabe degli avi. Dall’aspetto caratteristico, con quelle bande nere che da subito dietro il naso corrono fino alle orecchie passando per gli occhi, è assolutamente inconfondibile e la sua stessa fisionomia curva e tozza non scatena fantasie di timore o ansie; al contrario lo rendono un simpatico abitante dei boschi, associabile per esempio alla volpe come dimensioni e innocenza per l’uomo, sempre se non eccessivamente disturbato ovviamente. Infatti è proprio la volpe il compagno di merende del tasso in almeno una leggenda legata a questa terra. Ma i nostri antenati, anche se non potevano accedere alle moderne conoscenze in ambito di biologia ed ecologia animale, ancora una volta ci avevano visto giusto, perché l’accoppiata tasso-volpe per essere approdata al racconto deve essere partita dalla realtà. Oggi infatti sappiamo bene che il tasso e la volpe possono essere coinquilini della stessa tana, instaurando una specie di commensalismo: il tasso pulisce la tana e la volpe, anche se senza volerlo, fornisce cibo al tasso nel momento in cui trasporta fino fuori la tana avanzi di cibo. Capita però che il tasso (e proprio per questo non è volentieri predato neanche dagli animali che potrebbero di fatto cacciarlo, come lupo e lince) si dimostri molto aggressivo, al punto da scacciare la volpe e talvolta addirittura ucciderne i cuccioli.

L’Istituto per la ricerca e la promozione della civiltà friulana "Achille Tellini" ha sfornato dal 1992, grazie a un lavoro continuo e incalcolabile, quanto ad insieme di energie e saperi coinvolti, una serie di libri inerenti ai miti, alle fiabe e alle leggende del Friuli Storico; ogni volume concerne un territorio. Per sentir parlare del nostro Comune bisogna andare a pescare “Friuli collinare – III: Il Gemonese”. Ed è proprio in questa enciclopedia del mito e dell’antica storia narrata che ho trovato ben tre riferimenti al tasso, in realtà due di essi sono versioni dello stesso racconto. Il bello è che, nonostante abbiamo detto che quanto a forza bruta è il tasso a battere la volpe, in tutte tre le storie a finire peggio è proprio il tasso, in quanto la volpe pare essere sempre e comunque dotata di una più spiccata intelligenza e furbizia. Partiamo ad esempio dalla più breve delle tre storielle, raccontata agli studiosi da Norma Picco, di Bordano.

Il tasso era impressionato dalla bella coda della volpe e glielo fece capire; la volpe allora si offrì di fabbricargliene una. Figurarsi se il tasso non avrebbe accettato! La volpe quindi andò a raccogliere presso il mulino della lescje, ossia della Molinia caerulea (una gramigna tipica dei prati umidi), e ne ricavò una coda finta per il suo amico. Il tasso era al settimo cielo, ma a un certo punto, essendo nella stagione rigida, si era accostato a un fuoco per scaldarsi e la coda, fabbricata com’era di erbe rinsecchite, prese fuoco, lasciando il tasso con la solita piccola e brutta coda. In questa buffa vicenda, più che la volpe ad aver giocato sporco, fu palesemente proprio il tasso a non aver brillato di sintiment.

Sempre la signora Norma ha presentato anche una delle due versioni cui accennavo. Il tutto parte con un tasso e una volpe che, girando affamati assieme, un giorno decisero di intrufolarsi nottetempo nella casa di un contadino per cibarsi di quello che avrebbero trovato. La volpe però non si azzardò a rischiare di essere scoperta direttamente sul posto, e pensò bene di scagliare all’aperto il formaggio che aveva adocchiato per mangiarselo in tutta sicurezza e in caso scappare velocemente all’arrivo del padrone di casa. Il tasso invece, troppo intento a godersi spensieratamente la sua parte di formaggio, non si curò di uscire e rimase nella stanza. Il contadino però, sentiti rumori sospetti, si precipitò di sotto e lo colse nell’atto di rosicchiare le provviste. Infuriato per la cosa, l’uomo gliele diede di santa ragione sbattendo infine l’incauto animale fuori di casa. Una volta ripresosi dalla batosta, il tasso vide la volpe che si stava rotolando nell’erba e le chiese come mai facesse così; la volpe rispose che aveva male. Il tasso, forse preso dalla compassione, decise di caricarsela sulla schiena e in quel modo tornarono assieme nel bosco. La volpe però, mentre veniva trasportata, canticchiava “Darandandan, il malato porta il sano!”. Il tasso chiese allora spiegazione di ciò che diceva, ma la volpe si limitò a dire che stava delirando, continuando imperterrita a farsi portare come un peso morto. Non servono ulteriori precisazioni per capire che al tasso, oltre al danno delle percosse inflittegli dal contadino, era arrivata anche la beffa di venire raggirato dalla sua stessa compagna di scorpacciate. In genere nelle leggende c’è il sapore del sogno, perché le vicende sembrano svolgersi senza coordinate spazio-temporali precise, al massimo si può intuire qualcosa. Ad esempio, parlando di un mulino nel primo racconto, si può pensare a uno dei mulini della Roggia dei Molini (la Roe) nella piana di Bordano: avrebbe potuto trattarsi di quello di Gjelmo o di quello di Rico.
 
La volpe e il tasso non compaiono solo nei miti locali ma anche nella cultura televisiva, come nel caso del cartone animato “Le avventure del piccolo bosco”, andato in onda dal 1993 al 1995 e in un primo tempo conosciuto in Italia proprio col nome di “Volpe, Tasso e compagnia”. In questo caso il ruolo del tasso è quello di sapiente del gruppo e di saggio consigliere della volpe: un’immagine dunque diversa da quella che troviamo nella leggenda bordanese. (fonte: https://www.ivid.it/foto/programma/1992/la-volpe-il-tasso-e-compagnia/scena-67562.html)
Ma nella versione più lunga e completa della seconda storia un preciso riferimento spaziale c’è. Questa seconda versione è stata raccontata da Arduino Candolini, di Interneppo. L’abitazione del contadino in questo caso infatti è identificata come uno stavolo sul Monte Festa, precisamente sotto Frassele, che sarebbe, come i locali ben sapranno, la sella che congiunge la cima del Festa con quella del San Simeone. Il “nonno vecchio”, così come viene descritto il proprietario, viveva lassù con mucche, pecore, capre e galline, e tutto solo ricavava dal suo lavoro formaggi e ricotte. Un giorno la volpe e il tasso erano a zonzo per Frassele e captarono l’inconfondibile odore della panna fresca che li attirava. La volpe per prima propose al tasso di andare a vedere se si riuscisse a entrare in cantina per bere un po’ di quella bontà. Il tasso all’inizio era perplesso perché gli sembrava un’impresa troppo ardua, ma poi pensò che sarebbe stato meglio attendere il buio e vedere quella volta che fare. Una volta avvicinatisi allo stavolo col favore delle tenebre, si accorsero che una finestrella di venti centimetri per venti era rimasta aperta. Non era un passaggio molto agevole ma la fame era troppa, e così alla fine riuscirono ad entrare. La volpe, probabilmente pensando che, se si fosse ingozzata, avrebbe poi avuto serie difficoltà a scappare dalla finestrella in caso di fuga, diede giusto qualche assaggio alla panna. Il tasso, perplesso, le chiese come mai non continuasse a bere, e lei disse che non se la sentiva per via di un mal di pancia, ed esortò invece il tasso a continuare pure. Il tasso non se lo fece ripetere due volte e riprese a riempirsi di panna. Il nonno però, che stava tentando di dormire al piano di sopra, finì per accorgersi di tutti i rumori che provenivano dalla cantina e velocemente la raggiunse. La volpe però, sentiti in tempo i passi dell’uomo per le scale, con uno scatto fulmineo uscì attraverso quella stessa finestra mettendosi in salvo in tempo. Il tasso invece, riempito com’era da tutto quello che aveva ingurgitato, era ormai troppo lento e grosso per poter scappare di lì, e fu alla fine raggiunto sulla schiena dai colpi del manico del badile. Il nonno alla fine, aperta la porta, lo cacciò via con lo stesso badile. Il tasso era tutto dolorante e si lamentava. Una volta in cortile, la volpe fece finta di aver ricevuto essa stessa delle botte e disse che era talmente mal messa che non riusciva a camminare, supplicando il tasso di lasciarla salire sulle schiena. Alla fine lo convinse e, mentre il tasso si stava incamminando per il “sentiero delle Rostanes” (altro riferimento geografico preciso), questi la sentiva canticchiare ripetutamente la frase “Il malato porta il sano”. La volpe, alla prevedibile richiesta di chiarimenti, risposte che era sola una cantilena che si divertiva a ripetere. Insomma il mito bordanese non ha certo riconosciuto nel tasso un ruolo di scaltra e previdente creatura! Ma se queste storie condannano il tasso a rimanere il più sfortunato in questo strano duo di piccoli ladri dei boschi, nella realtà chiaramente non possono esistere amici nel vero senso della parola, e ognuno in natura ha il diritto, anzi il dovere, di pensare a sé stesso.


Anche la letteratura ha prodotto riferimenti al tasso, e, anche se in questo articolo non si poteva espandere troppo il campo, sarebbe interessante un confronto e un approfondimento in tal senso. Ad esempio il capolavoro dello scrittore britannico di narrativa fantastica per ragazzi Kenneth Grahame (1859-1932), “Il vento tra i salici”, del 1908, parla delle vicende di alcuni animali che rappresentano la società rurale inglese dell’epoca, e tra questi vi è Mr. Tasso. Solitario, saggio, altruista e coraggioso, in questo dipinto riferito proprio al libro lo vediamo intento a guidare i suoi amici in una difficile missione. (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_vento_tra_i_salici
Se la realtà talvolta supera la fantasia, ecco una testimonianza reale delle ruberie del tasso nella Bordano tra le due guerre. Mia nonna Vilma Colomba (1920-2014) un giorno, durante una delle mie piccole interviste amatoriali, mi raccontò che sia la volpe che il tasso avevano fatto visita al pollaio di famiglia, quando ancora abitavano nel Borc di Palâr, in cima al paese. Dopo aver sentito prima tanto mito, adesso un periodo storico va indicato: non mi ha detto l’anno preciso ma, essendo stata comunque piccola ed essendo lei partita per Milano nel 1934 per restarvi non pochi anni, l’episodio che vado a raccontare, quello del tasso, si deve essere svolto a fine anni ’20-inizio anni ’30. Nonostante di notte le galline della famiglia Colomba fossero al sicuro, in quanto la nonna le portava già verso le 5-6 del pomeriggio nella stalla, un giorno successe l’imprevisto (ricordiamo che il tasso ha abitudini notturne, quindi l’orario poteva essere quello di transizione con la notte). La nonna era appena rincasata, dopo essere stata fuori, quando si accorse di una presenza sospetta presso il pollaio: era il tac in agguato dei polli. Dopo essersi avvicinata, la nonna, vedendolo immobile, si nascose per vedere cosa avrebbe fatto. A un certo punto l’animale piombò su di una gallina agguantandola, al che la nonna cominciò a urlare e a lanciare sassi in aria fino a che, poco dopo, il tasso non lasciò cadere la gallina, che già stava tentando di portare via. La nonna infatti dice che l’aveva mollata da un’altezza di circa tre metri; forse il tasso si era arrampicato sulla struttura del pollaio per fuggire da dove era arrivato. La gallina sanguinava ma era ancora viva; quella fu l’unica volta in cui vide il tasso praticamente in casa. La nonna tra l’altro mi ha anche fatto notare che il tasso in quell’occasione non si era limitato a puntare un pollo piccolo ma una grossa gallina. Dice anche che un altro giorno, mentre era in un suo appezzamento in montagna in una località non specificata ma relativamente distante da casa, vide un tasso che dormiva nella sua tana ma che, una volta accortosi, si era poi dato alla fuga. Da quella volta non avrebbe mai più visto questo animale. Alla mia domanda circa l’esistenza di apposite trappole in paese mi rispose che circolavano ma che la sua famiglia, che lei sappia, non ne faceva uso.

Finalmente arriviamo al classico balzo nella scienza che studia l’origine e il significato dei nomi storici di luogo: la toponomastica. In una piccola ma interessantissima pubblicazione di Enos Costantini del 1987, edita dalla Società Filologica Friulana e chiamata “Il paesaggio dei tre Comuni attraverso i nomi di luogo: dall’Ambiesta alla Tremugna passando per Tarnep”, si fa riferimento anche all’elenco degli zootoponimi. L’approccio scelto tra l’altro permette di scremare man mano partendo dalla massa complessiva per arrivare fino al piccolo sottoinsieme che ci interessa. Si dice infatti che i zootoponimi siano in tutto una settantina, di cui una cinquantina i mammiferi, di cui a loro volta una ventina quelli selvatici (ricordiamo che stiamo comunque parlando di tutti tre i Comuni della Val del Lago, non solo di Bordano). Facendo il passo finale alla ricerca del nostro tasso, ci accorgiamo, forse con un certo stupore, che tra gli animali selvatici sono proprio il tac e la bolp, a pari merito (ancora una volta inseparabili), a condurre la classifica con 4 toponimi a testa; ad esempio il lupo ne ha solo 2, mentre l’orso soltanto 1 con certezza. Nonostante una superficie montana di molto inferiore a quella del Comune di Cavazzo Carnico e soprattutto a quella di Trasaghis, una delle due località, il Pecol dai Tacs, l’abbiamo sulle basse pendici del San Simeone tra il Pulpit e la 2° galleria, mentre l’altra si trova sul Naruvint, anche se per poco in Comune di Trasaghis, ed è la Tane dal Tac, situata nel Grant Agâr, vicino al Cuel Cjanterli. La prima, attorno ai 550-600 m slm, indica dal nome una zona in pendenza, banalmente verificabile osservando la geografia della zona, mentre la seconda, attorno ai 900 m slm, parla da sola, segno che lì doveva trovarsi, e magari esiste ancora, una storica tana di tasso.

A proposito di tane devo però aggiungere una piccola novità, che cerco sempre di trovare ove io ne sia a conoscenza: parlo di un’altra tana, e bisogna tornare sul San Simeone. Il 15 novembre 2018 io, mio padre Oscar Rossi e Zamiro Picco ci siamo recati in località Fornat per dei rilievi in bosco; quel giorno Zamiro mi ha portato in una zona subito a ovest del canalone del Rio Costa e a ridosso di una parete rocciosa, parete che poi fa parte del costone citato nell’articolo sul ciliegio a Bordano. Lì, a una quota che dovrebbe avvicinarsi ai 650 m slm, si apriva una stretta ma molto ampia e profonda cavità, una minuscola spelonca in pratica, che a suo dire era un rifugio proprio del tasso. Tra l’altro lo stesso toponimo indicherebbe un riparo sotto la roccia, e lo stesso devono aver pensato anche coloro che costruirono, tra l’adiacente Prât di Aroni e il cret sovrastante, un casotto di cui oggi rimangono alcune pareti assai diroccate. Con un po’ di fantasia possiamo immaginare sia questa una delle possibili ambientazioni della leggenda anzidetta, con il tasso che, furtivamente e partendo dalla vicina tana, tentava di razziare provviste dal vecchio rustico in pietra.

La zona della tana del tasso in Fornat segnalatami da Zamiro Picco; siamo nel versante sud del San Simeone in un punto molto vicino al Cereséit (vedi articolo sul ciliegio a Bordano). Qui (foto 1) mentre ci avviciniamo al sito preciso (siamo presso il canalone del Rio Costa), poi (foto 2) Zamiro davanti alla cavità e infine (foto 3) la stessa nella sua interezza. (foto di Enrico Rossi)


Per concludere l’ennesimo viaggio nei toponimi, ritengo sempre utile riportare anche alcuni esempi dei territori limitrofi: Tacárie a Braulins, Taccaria (non l’ho messo in corsivo perché palesemente italianizzato) a Peonis, Agâr dal Tac a Gemona. Con ciò mi sento di chiudere questa, in effetti relativamente lunga, trattazione tra miti, dati scientifici, storia dei luoghi e testimonianze su di un animale che, a differenza dei grandi carnivori e di molti altri mammiferi, certamente non ha mai abbandonato nei secoli i nostri boschi; si potrebbe dire che i nostri tassi abbiano assunto di diritto la “cittadinanza bordanese” per una così lunga permanenza.


Fonti principali:
  • Libro "Bordan e Tarnep: nons di lûc", Enos Costantini, 1987
  • Libro “Friûl des Culinis – Friuli collinare – Il Gemonese – Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico”, curato dall’Istituto "Achille Tellini", 2017
  • Libro “Il paesaggio dei tre Comuni attraverso i nomi di luogo: dall’Ambiesta alla Tremugna passando per Tarnep”, Enos Costantini, 1987
  • Sito “informazione ambiente.it”, pagina “Tasso: un mammifero pacifico che diventa pericoloso se infastidito”: https://www.informazioneambiente.it/tasso/
  • Testimonianze orali di Vilma Colomba
  • Testimonianze orali di Zamiro Picco


Enrico Rossi

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