Un lago unico, un solo pianeta
di Enos Costantini
di Enos Costantini
A ogni siccità, a ogni previsione di siccità, durante ogni inverno in cui si prevede una prossima estate siccitosa, all’approssimarsi di ogni estate non si sa fare altro che perorare l’utilizzo a fini irrigui del Lago di Cavazzo. Per fare più mais sulle ghiaie dell’alta pianura friulana, immagino. Il mais, notoriamente, è una coltura ad alto valore aggiunto che crea uno straordinario indotto e tanti posti di lavoro. Senza il mais, figurarsi, non avremmo le tante eccellenze del territorio che hanno reso la pianura friulana famosa tra gli chef stellati di tutto il mondo. Mi si perdoni la facile ironia.
La mia opinione è che l’ente pubblico dovrebbe spendere il denaro pubblico innanzitutto per salvare il Lago di Cavazzo da morte certa. Poi si discuterà del resto.
Quanto ai pensatori dell’agricoltura friulana, questi ideologi passatisti rimasti ancorati all’ettaro lanciato sappiano che è giunta l’ora di togliersi l’elmetto che la guerra è finita.
Primo punto: tutte le grandi civiltà del Mediterraneo sono state grandi perché avevano fatto propria quella branca dell’agronomia che si chiama ARIDOCOLTURA.
Punto due: il Lago di Cavazzo è unico, come unico è il pianeta sul quale viviamo. Salvare l’uno significa salvare l’altro.
Punto tre: l’agricoltura asservita all’industria è il paleolitico. Un neolitico con un altro modello agricolo è l’unica salvezza possibile. E non dovrà essere un’epoca da misurarsi in millenni, bensì in anni. Per mangiare da cristiani, o anche solo per sopravvivere, abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo e di un rinascimento agronomico.
L’acqua, nella nuova frontiera dell’agricoltura friulana dovrà
1. essere risparmiata in modo parossistico perché non è un bene infinito;
2. se ne dovrà fare un utilizzo morale perché l’acqua è un bene di tutti;
3. dovrà essere trasformata in economia, quindi utilizzata solo per colture ad alto reddito, labor intensive, ad alto valore aggiunto e che creino posti di lavoro;
4. infine dovrà essere impiegata per colture di alto valore nutrizionale quali gli ortaggi di cui in Friuli siamo deficitari al 90 per cento. Deve, quindi, servire a creare un solido legame di vicinato tra chi produce e chi mangia, e tutti mangiano.
Insomma l’acqua dovrà essere trasformata in soldi, in lavoro e in salute.
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