Già è stata presentata, su queste pagine, (vedi https://cjalcor.blogspot.com/2018/01/le-memorie-della-grande-guerra-nella.html) la descrizione dei motivi ispiratori della bandiera del 1998.
Grazie alla collaborazione dello staff degli autori (Saira, Susan e Manuel) presentiamo anche il discorso - assai suggestivo e intenso - che sta alla base della bandiera fatta dai "ragazzi del '99" (quelli del 1999, ovviamente, intenti a provare a rapportarsi col dramma vissuto dai loro coetanei nati cent'anni prima).
E quando ritorno ti porto lassù...
- disse speranzoso Nereo a Caterina quando, nella
primavera del 1917 corse da lei per mostrarle la
cartolina che lo inviava al
fronte.
Nereo, classe 1899, già uomo, perché a quei tempi
si era adulti col primo colpo d’ascia sferrato al
ceppo tagliandolo in due parti. Uomo anche per la patria che gli dava in braccio un fucile e una divisa
verde, più grigia che verde, più timore che speranza.
Caterina annuì con l’ottimismo e l’incoscienza di chi non
non sa di essere già nella pagina della grande
storia e lasciò che il suo Nereo
andasse a scriverne una fra le più tragiche.
Caterina colorò i suoi giorni del celeste della sua
malinconia e il giorno in cui tutti tornarono indossò il
vestito dello stesso colore.
La primavera divenne autunno e l’autunno inverno.
Alcuni tornarono.
Li aspettavano tutti in piazza.
Ma Nereo non tornò.
Altre famiglie si ricomposero, alcuni piansero.
Alcuni sogni divennero realtà ma non quello di Caterina.
Quell’anno lui non tornò.
...e quando ritorno ti porto un bel
fiore... le diceva con timido intento romantico, nascondendosi il
viso che non voleva lei vedesse arrossito.
La primavera successiva, solo, Nereo mantenne la
promessa e tornò a casa.
La portò lassù e le diede il fiore più delicato che
aveva raccolto sul sentiero.
-Da quassù il paese sembra ancora più bello, non si vede
nessuno piangere e nessuna casa
sembra essere rimasta vuota…-
...e quando ritorno ti chiedo in sposa... c'era scritto
nella lettera che tra un po' le avrebbe
consegnato.
Noi, cent’anni dopo guardiamo dall’alto questo incontro,
il paese che Caterina e Nereo guardano è il
nostro paese, i nostri sguardi
abbracciano la stessa valle.
Tanti fiori non sono stati consegnati alle belle a cui
erano stati promessi, tanti soldati non sono tornati.
Ora restano sospesi come
nuvole, come pensieri.
Caterina e Nereo hanno riempito la loro piccola pagina
di vita nel grande libro del millennio.
I ragazzi del ’99 del nostro secolo hanno l’onore di scriverne l’ultima
pagina e di custodire quello che
è stato il millennio più ricco, pieno, lungo e
breve della storia dell’umanità.
Lo sguardo di Caterina, sereno e consapevole, ci invita
a prendere coscienza della nostra responsabilità
nella storia, piccola o grande
che sia.
Nereo non ci guarda, forse perché non vuole sapere,
incrociando il nostro sguardo, se il suo sforzo sia
stato utile o invano.
Forse, semplicemente, segue le traiettorie di una rondine a loro familiare e
lascia
a lei, esperta per natura, il compito di insegnarci il ciclo delle cose,
di uomini, luoghi, tempi e il senso
provvisorio degli eventi.
Il 1999 con
Saira, Susan, Manuel
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