Contributo al dibattito in corso sulla rinaturazione del lago di Cavazzo o dei Tre Comuni
Domenica 7 luglio, nell’ambito della Festa del Pesce, gli avventori hanno avuto la possibilità di visitare la centrale elettrica di Somplago, accompagnati da una guida che ne illustrava la storia e il funzionamento attuale, rispondendo anche ad eventuali domande. Alcuni di questi visitatori sono così venuti a conoscere che A2A non intende effettuare investimenti fino alla scadenza dell’attuale concessione che si verificherà nel 2029. Quei nostri rappresentanti che intendono attivarsi per l’istituzione di un ente elettrico regionale, affinchè i profitti della produzione dell’energia elettrica ricavata dalle nostre acque entrino nei bilanci degli enti locali, sono dunque avvisati. Stando a queste voci A2A lascerebbe intendere di essere conscia della possibilità che questa concessione non verrà rinnovata automaticamente, ma che potrebbe contenere delle clausole per lei troppo onerose così da dover accettare in società una partecipazione pubblica regionale. Ma la partecipazione di un ente elettrico in A2A potrebbe obbligarla a deviare parzialmente dalla logica del massimo profitto, per assumere delle responsabilità ambientali. Responsabilità che potrebbero impegnare la nuova A2A ad una partecipazione finanziaria nella costruzione di un By-Pass che isoli le acque del Lago dagli scarichi inquinanti della centrale. Ed è forse per prevenire tale impegno, che da alcuni anni A2A sostiene che senza lo scarico in esso delle acque turbinate il lago morirebbe. Fingendo di ignorare che il nostro Lago visse fiorente fino alla costruzione della centrale idroelettrica a metà del secolo scorso.
Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, effettuati sia dagli ingegneri Franzil e Garzon nonché dai rilievi del C.N.R. Risulta che il deposito di fango, trasportato dalle acque torbide e fredde della centrale, ricopre il fondale. La biologia lacustre e la vita ittica sono quasi estinte, e la scomparsa del Lago per diventare putrida palude è stata prevista in meno di cento anni. Ma deviato lo scarico della centrale, con tubi o galleria, il Lago riavrà la sua antica autonomia vitale. Infatti prima della costruzione della centrale di Somplago, il lago era mediamente di circa 3 m più alto dell’attuale livello,e molto più esteso verso sud e verso nord. Affermare che il Lago scompare se mancano in esso gli scarichi della centrale, vuol dire negare delle verità storiche e geologiche , per non essere chiamati a rispondere dei danni prodotti da una attività idroelettrica esercitata senza scrupoli. Il Lago di Cavazzo o dei tre comuni è un bene inestimabile da fruire e da tramandare. La sua rinaturazione diventi dunque un dovere per governanti dabbene, così da porre rimedio, almeno in parte, ai noti ingenti disastri causati all’ambiente ed all’economia della Valle, da concessioni, progetti ed opere inique, che da più di mezzo secolo trasferiscono altrove le risorse locali e quelle del Friuli.
Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, effettuati sia dagli ingegneri Franzil e Garzon nonché dai rilievi del C.N.R. Risulta che il deposito di fango, trasportato dalle acque torbide e fredde della centrale, ricopre il fondale. La biologia lacustre e la vita ittica sono quasi estinte, e la scomparsa del Lago per diventare putrida palude è stata prevista in meno di cento anni. Ma deviato lo scarico della centrale, con tubi o galleria, il Lago riavrà la sua antica autonomia vitale. Infatti prima della costruzione della centrale di Somplago, il lago era mediamente di circa 3 m più alto dell’attuale livello,e molto più esteso verso sud e verso nord. Affermare che il Lago scompare se mancano in esso gli scarichi della centrale, vuol dire negare delle verità storiche e geologiche , per non essere chiamati a rispondere dei danni prodotti da una attività idroelettrica esercitata senza scrupoli. Il Lago di Cavazzo o dei tre comuni è un bene inestimabile da fruire e da tramandare. La sua rinaturazione diventi dunque un dovere per governanti dabbene, così da porre rimedio, almeno in parte, ai noti ingenti disastri causati all’ambiente ed all’economia della Valle, da concessioni, progetti ed opere inique, che da più di mezzo secolo trasferiscono altrove le risorse locali e quelle del Friuli.
Remo Brunetti
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