"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 17 marzo 2010

Dibattito sul Lago: lettera aperta al presidente Tondo


Stop all'atteggiamento di coloniale sudditanza


da: Messaggero Veneto — 13 marzo 2010


Lettera aperta a Tondo


Egregio signor Presidente, mi permetto di inviarLe questa lettera aperta in considerazione della lunga presenza Sua e mia nella vita sociale, politica e istituzionale della Carnia, su posizioni politiche differenti, ma con rapporti improntati alla correttezza e al rispetto reciproco. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 sul Friuli terremotato era calato un progetto di notevole rilevanza territoriale: quello della diga di Pinzano. A proporlo era la Regione per contenere le piene del Tagliamento e dare sicurezza a Latisana e alla Bassa Friulana. La forte incidenza di tale progetto sul territorio spaccò il Friuli: il Latisanese lo sostenne, mentre i Comuni di Forgaria, Pinzano, Vito d’Asio, le Comunità Montane e la loro popolazione lo avversarono, dando vita a un acceso dibattito che investì le istituzioni, le forze politiche, le organizzazioni di categoria e l’intera società friulana. Lei certamente ricorda quel dibattito e la grande assemblea sul piazzale della Lima a Flagogna in cui alla fine del suo intervento il sindaco Cedolini fu colpito da malore e, ricoverato in ospedale, morì due giorni dopo, avendo difeso la sua terra e la sua gente. Si chiederà perché richiami quel progetto e quegli avvenimenti a 30 anni di distanza. Lo faccio nella convinzione che quella esperienza possa essere utile per assumere decisioni ben ponderate su un progetto attuale di altrettanta importanza territoriale: quello di Edipower Spa di potenziamento della centrale di Somplago mediante pompaggio. Quel progetto e quell’esperienza possono essere utili non solo perché avevano per oggetto lo stesso bene particolare "acqua", come lo ha il progetto Edipower, ma in particolare per il metodo con cui quel progetto fu gestito dalla Regione. Di fronte alle perplessità e alle opposizioni sollevate dalla proposta diga, l’allora presidente Antonio Comelli e l’allora assessore ai lavori pubblici Adriano Biasutti non insistettero nel considerare oro colato il progetto proposto dalla Regione, cioè da loro stessi, non offrirono "contropartite" ai Comuni interessati, ma ebbero il buon senso, da buoni democristiani, di accettare e favorire un confronto che ne verificasse la fondatezza, le possibili varianti e alternative, opzione zero compresa. Con questo scopo fu costituita una apposita "Commissione per l’esame della situazione idrogeologica del bacino del Fiume Tagliamento", presieduta dal prof. Giuseppe Machne, ordinario di idraulica dell’Università di Trieste, e di cui facevano parte, tra gli altri, docenti di idraulica del Politecnico di Milano, dell’Università di Padova, tecnici dell’assessorato dei Lavori Pubblici, il rappresentante della Regione Veneto, liberi professionisti tra cui l’ing. Aprilis per i Comuni dell’Arzino e l’ing. Foramitti per i Comuni di Latisana e della Bassa Friulana. La Commissione presentò un primo rapporto nel febbraio 1981, il rapporto finale nel dicembre 1982. Nel gennaio 1983 l’ing. Aprilis presentò una propria relazione di minoranza e l’ing. Foramitti un proprio rapporto finale. Ma la Regione andò oltre i rapporti di verifica del progetto e commissionò un modello idraulico tridimensionale in scala che riproduceva al vero il funzionamento del progetto, acquisendo così tutti gli elementi per una decisione ponderata sulla realizzazione o meno della diga. Così operarono, saggiamente, i governanti regionali della tanto vituperata "prima repubblica". E allora, Signor Presidente, io mi auguro che Lei adotti il metodo e l’esempio dei Suoi predecessori di allora Comelli e Biasutti e ponga fine a questo atteggiamento di coloniale sudditanza che considera oro colato tutto ciò che ci propina Edipower Spa circa il suo progetto. Progetto per importanza e ricadute pari a quello della diga di Pinzano e a quello attuale della terza corsia dell’autostrada. Non basta chiedere spiegazioni sul progetto Edipower alla stessa Edipower, la quale non può smentire se stessa e non può che dare spiegazioni confermanti il proprio progetto. Come i citati suoi predecessori, Lei ha tutti i poteri per affidare ad una commissione di qualificati specialisti del settore un autonomo studio del progetto, dei suoi reali impatti ambientali, delle alternative, opzione zero compresa. Ciò al di là della normale procedura di Via. Per rendere chiari e visibili gli impatti del progetto sul bacino di Verzegnis, sul lago di Cavazzo e la sua valle, sull’asta del Tagliamento, Lei ha tutti i poteri per commissionare la costruzione di un veritiero modello idraulico di funzionamento del progetto sì da rendere chiare e visibili a tutti le reali conseguenze dello stesso e avere tutti gli elementi per assumere una decisione fondata. E’ solo questione di volontà politica! Infatti, i costi di tali studi sarebbero a carico della proponente Edipower spa così come previsto dall’articolo 4 della Lr 43/1990. Il lago di Cavazzo, il più grande lago della regione, merita di essere preservato e migliorato per quanto ancora abbia mantenuto di naturale nonostante gli scriteriati interventi della Sade, dell’oleodotto e dell’autostrada. I sacrifici non devono cadere sempre sullo stesso territorio! E’ inaccettabile che si chieda un ulteriore sacrificio alla Val del Lago per favorire il progetto Edipower di pura speculazione finanziaria sul costo del kilowattora nelle differenti fasce orarie e che nel complesso consuma più energia (da combustibili) di quanta ne produca. Mi auguro che Lei, signor Presidente, voglia volare alto – perché ne ha le capacità e la possibilità – nonostante il volo basso degli amministratori locali che, attratti dal richiamo delle "compensazioni", sono finiti nella rete di Edipower e quindi in gabbia, diventandone i portavoce in loco. C’è da chiedersi come mai il Comune di Trasaghis abbia espresso un preventivo parere positivo appena un mese dopo aver ricevuto il progetto. ChiedendoLe di costituire un’apposita commissione di esperti indipendenti e di chiara fama per l’esame del progetto Edipower, del suo impatto, delle possibili alternative nonchè l’elaborazione di un modello idraulico di funzionamento del progetto, Le chiedo di compiere un atto che è normale nei paesi civili su progetti di grandi opere e che Comelli e Biasutti compirono in tempi di minore sensibilità ambientale. Un atto che faccia capire al potentato Edipower che il Friuli, ricostruito con tanta fatica, non è in vendita, né è una colonia in cui esercitare contemporaneamente le blandizie di non definite "compensazioni", interessate opere di beneficenza, promesse assunzioni mirate, pressioni politiche ai vari livelli, allo scopo di attuare un progetto speculativo che porta la ricchezza delle nostre acque a Milano nelle tasche dei noti azionisti di Edipower, lasciando sul territorio una vittima certa: il lago di Cavazzo e la sua valle. Quello che Le chiedo, signor Presidente, è un atto di dignità.
Franceschino Barazzutti già sindaco di Cavazzo Carnico

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