L'associazione ha ora indetto una riunione dei sindaci friulani per il 6 settembre al fine di dare vita a iniziative comuni concordate.
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«I gesti solidali vanno coordinati»
Molti comuni friulani stanno già mettendo a punto raccolte fondi e aiuti per le popolazioni colpite dal terremoto. Ma la frammentazione delle iniziative rischia di limitare la loro efficacia. Ecco perché l'Associazione comuni terremotati e sindaci della ricostruzione ha chiamato a raccolta i primi cittadini di ieri e di oggi per elaborare una strategia comune. L'incontro si svolgerà il 6 settembre, alle 18, nella sala consiliare del palazzo municipale di Venzone. «Il Friuli ha l'obbligo di essere all'altezza della solidarietà ricevuta 40 anni fa e della bella pagina che ha scritto con la sua ricostruzione», scrivono nella lettera di convocazione il presidente, Fabio Di Bernardo, e il presidente onorario, Franceschino Barazzutti. Chiarito che l'associazione ha l'obbligo di «svolgere un ruolo sia nell'emergenza, sia nella ricostruzione, i presidenti constatano «con piacere il sorgere di autonome, molteplici e varie iniziative di Comuni e associazioni a favore delle popolazioni terremotate». Ma allo stesso modo il vertice dell'associazione rileva «l'opportunità di evitare una frammentazione di tali iniziative e di favorire invece la confluenza delle stesse iniziative su obiettivi concordati e rilevanti, che marchino la presenza dell'intero Friuli solidale». Detta in altri termini, come fa Di Bernardo, «unendo le forze si può fare di più». A poche ore dal sisma che ha distrutto diversi comuni dell'Italia centrale, l'Associazione comuni terremotati e sindaci della ricostruzione aveva già annunciato l'intenzione di avviare una raccolta fondi riservandosi di comunicare i tempi e i modi dell'iniziativa. Non sono mancate le sollecitazioni da parte di diversi amministrazioni comunali pronte a tendere la mano alle comunità di Lazio, Marche e Abruzzo rimaste senza case e, in molti casi, anche senza affetti. Ancora una volta, come hanno continuato a fare in questi ultimi 40 anni, i sindaci e quelli in carica nei 137 comuni colpiti dal terremoto nel 1976, si ritroveranno per restituire la solidarietà ricevuta quando tra le macerie erano le genti delle nostre comunità. Proprio perché i terremoti continuano a colpire il nostro Paese, i primi cittadini sono pronti a mettere a disposizione di altri l'esperienza positiva maturata in Friuli. Peccato che il modello Friuli «viene sì citato di tanto in tanto, ma - scrivono sempre i presidenti - ci si guarda bene dall'adottarlo e applicarlo nei fatti, pur essendo quella friulana l'unica ricostruzione ben riuscita sotto tutti gli aspetti. È da chiarire se ciò avvenga, e in quale misura, per carenze nostre o per volontà altrui». (g.p.)
(Messaggero veneto, 31 agosto 2016)
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