In merito alla "rinaturalizzazione" del lago (la possibilità cioè di ripristinare, almeno in parte le condizioni antecedenti l'entrata in funzione della centrale), molto interesse hanno suscitato le proposte del'Ingegner Giancarlo Pillinini, di cui si trascrive un sunto.
Vorrei contribuire al dibattito sul prospettato potenziamento della centrale Edipower a Somplago cercando di valutare anche alcuni aspetti tecnici della questione, anche sulla base delle ricerche che effettuai per la tesi di laurea nel lontano 1990. Per avere un quadro complessivo credo sia utile riassumere le condizioni ambientali del lago prima e dopo la costruzione della centrale, operativa dal 1957. Consideriamo il periodo estivo, quello più importante sia per gli aspetti eco-biologici sia per la fruizione turistico-ambientale. La situazione naturale ci è nota dalle misure rilevate più di cent’anni fa dal prof. Marinelli: nel lago si formava in estate una forte stratificazione termica, con uno strato superiore di circa 8-10 m di spessore con temperature medie di 20-22°C e massime di 26-28°C in superficie. Questo strato di acqua calda, più leggera, si formava grazie all’irraggiamento solare e alla stabilità delle masse idriche, dato che il limitato apporto dei torrenti affluenti nel lago comportava un ricambio completo delle acque molto lento, ogni 10-12 mesi circa. Queste condizioni favorivano lo sviluppo di un sistema biologico estremamente ricco che, tra l’altro, rendeva il lago pescosissimo (voglio ricordare qui mio nonno Fortunato che faceva parte della quarantina di pescatori di mestiere che lavoravano sul lago). La messa in funzione della centrale ha comportato un afflusso nel lago di acque fredde provenienti dal bacino di Sauris, dal Tagliamento prelevato a Caprizi, dal Degano prelevato a Ovaro e da altri torrenti minori, riversate nel bacino di Verzegnis e da lì nel nostro lago. La temperatura massima dell’acqua scaricata nel lago (immessa a livello superficiale sulla riva nord) si aggira in estate attorno agli 11-12°C, con portate medie annuali di circa 20 metri cubi il secondo, ricambiando totalmente le acque del lago ogni 7-15 giorni. Il risultato è che le basse temperature e il veloce ricambio hanno drasticamente impoverito l’ecosistema naturale, assimilandolo a quello di un lago di alta quota: la temperatura in superficie, a esempio, raggiunge oggi al massimo i 17-18°C, mentre nel lago di Sauris – posto a 980 m slm – misurammo più di 19°C! La ricerca rivelò l’esistenza di una stratificazione termica ridotta, ma stabile, non alterata nemmeno da temporali o forti venti, poiché la differenza di densità tra acque fredde e calde e la bassa velocità di spostamento impedivano i moti turbolenti e i mescolamenti fra gli strati. In particolare si evidenziò che i flussi delle acque in entrata e in uscita avvenivano in modo regolare senza rimescolamenti: l’acqua fredda in entrata si inabissava in profondità muovendosi lungo il fondale, mentre dal canale superficiale emissario posto sulla riva sud-est fuoriuscivano solo le acque più calde superficiali. Questo regime idraulico comporta la completa dissipazione dell’enorme quantità di energia termica solare assorbita dal lago, pari ogni giorno – in agosto – a 3,3 miliardi di Kcal (dato ricavato dalla differenza misurata di temperatura tra l’acqua in uscita e in entrata – in media! 3,7°C – con una portata media in quel mese di 10,6 metri cubi il secondo). Se, per ipotesi, si riuscisse a scaricare dal lago solo lo strato delle acque fredde (a una profondità di almeno 6-8 m) si otterrebbe in 10 giorni un aumento di almeno 6° di temperatura, raggiungendo i 23°C in superficie. Ecco che si presentava di concreta fattibilità l’ipotesi di rinaturalizzazione del lago, che credo meritasse più approfondite valutazioni. Lo scenario futuro prospettato da Edipower prevedrebbe il ripompaggio notturno di 1,17 milioni di metri cubi di acqua dal nostro lago (corrispondente a un abbassamento del livello di 1 m) fino al lago di Verzegnis (dove invece il livello si alzerebbe di ben 9 m!), utilizzando sia la galleria esistente (scavata per 8,5 km nella montagna) sia realizzando una nuova galleria parallela all’esistente (il cui scopo, per inciso, non è ben chiaro poiché, a fronte di un costo astronomico, servirebbe solo a ridurre le perdite di energia “per attrito” durante il percorso dell’acqua tra Verzegnis e Somplago e viceversa). Il volume d’acqua accumulato di notte a Verzegnis sarebbe scaricato di nuovo nel lago il giorno seguente, con una portata massima di altri 55 metri cubi il secondo, che sommata a quella attuale di 66 raggiungerebbe un massimo di 111 . Cosa accadrebbe quindi alle condizioni termiche/idrodinamiche del lago prima descritte? A questo aspetto fondamentale il corposo studio di impatto ambientale allegato al progetto dedica poche righe: si ammette che sarebbe ripompato a Verzegnis lo strato superficiale più caldo, dove entrando nel bacino alla profondità di circa 25 m si rimescolerebbe con le acque più fredde raffreddandosi; il giorno dopo da Verzegnis la somma delle portate attuali più quelle pompate di notte affluirebbero nel lago di Cavazzo, con una tendenza (a causa della maggior portata) a ridurne la stratificazione e a omogeneizzare la temperatura dello strato superiore, abbassando ulteriormente la temperatura superficiale. Nel progetto inoltre non si fa alcun cenno ai sicuri effetti di ulteriore raffreddamento delle acque durante il transito di andata e ritorno nelle gallerie scavate nella roccia (la temperatura delle rocce profonde è simile a quella media annuale dell’aria esterna, circa 8-10°). Manca insomma una valutazione approfondita delle condizioni termo-idrodinamiche dell’intero sistema. A fronte di queste carenze si resta perciò sorpresi nell’apprendere dell’affrettato parere positivo espresso sul progetto dalle amministrazioni dei tre comuni rivieraschi, anche tralasciando le problematiche connesse alle oscillazioni di livello, alle incognite sui sistemi biologici etc. La società Edipower parla di compensazioni ambientali intendendo il rinverdimento della enorme mole di detriti rocciosi che, provenienti dallo scavo della nuova galleria, saranno riversati a mezza costa sul fianco della montagna sopra Somplago: non sembra un grande sforzo! A mio avviso le vere compensazioni ambientali che potrebbero realmente migliorare le condizioni del lago di Cavazzo (per quello di Verzegnis temo ci sia poco da fare) sono due: 1) la creazione delle opere per l’ingresso e l’uscita in profondità delle acque (a esempio mediante dragaggio di approfondimento dei canali esistenti e posa di barriera con sfioro subacqueo), eventualmente previ test su modelli in sito a scala ridotta; 2) la riattivazione sulla riva di Alesso del canale Tai, emissario naturale del lago confluente nel torrente Leale, al fine di consentire di nuovo la risalita al lago della fauna ittica, come proposto anche dall’Ente tutela pesca. Se il progetto dell’Edipower sarà approvato credo che su un costo stimato di 100 milioni di euro possa essere a buon diritto preteso dalle amministrazioni locali e regionali una quota dell’1-2% aggiuntiva per un serio ripristino ambientale. Se, come spero, il progetto non passerà, resta comunque aperto il problema della rinaturalizzazione del lago, che auspico sia finalmente affrontato, soprattutto in considerazione del valore ambientale del nostro lago, principale bacino naturale in regione.
Giancarlo Pillinini
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