lunedì 12 novembre 2012

Come cambia la tradizione. Una genìa di ... merecanadis

Emi Picco ci ha mandato ieri una riflessione che nasce da un tema spesso dibattuto sul Blog, i rapporti tra le origini della "fieste dai muarts" e la recente commercializzazione (banalizzazione?) della stessa. L'analisi di Emi si allarga a ricostruzioni storiche e considerazioni sociologiche.

Oggi è S,Martino e, siccome fuori sta diluviando, sono andato a farmi un giro tra i vecchi commenti e  argomenti del blog. Mi sono soffermato su quello riguardante  la notte dei morti , e li mi sono partite alcune considerazioni .
La notte dei morti è una  "usanza " celtica che veniva, e forse viene, rispettata anche nella nostra zona  e in Carnia. In quella sera  veniva preparata una bella polenta e messa sul tavolo con companatico,  e riempiti i secchi d'acqua per i morti che tornavano a visitare casa loro.Mio padre per tanti anni ha lasciato  sul S Simeone i secchi pieni  d'acqua per questo motivo, fino alla domenica dopo  questa data. Era ed è una bella usanza ..finchè non sono arrivati gli americani ,che con la loro filosofia e modo di vivere, hanno  distrutto e commercializzato tutto quanto.
Qui entro nel nocciolo dell'argomento ... a Trieste nel 1919, passate le grandi feste e il fervore patriottico che avevano caratterizzato la liberazione della città dalla tirannide "austroungarica " , la gente era solita dire  a riguardo degli italiani "Maladeta quela barca ,che ga portà  qua  quela genìa" .. Poi in Svizzera ho conosciuto un ex soldato della grande guerra , che era stato tra i primi ad entrare  nell'agosto 1916 a Gorizia..e siccome erano affamati ,come primo lavoro hanno rubato tutte  le galline "presenti " ancora in città..
Queste sono testimonianze che la retorica della Vittoria ed il tempo  hanno fatto sparire .. lasciando posto a streghe , scheletri,vestiti horror tanto cari agli americani. disposti a tutto pur di imporre il loro modo di vivere..
"Maladeta quela barca che ga portà  qua quela genìa".
Mandi da Emi

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